Il jazz (e il reggae)

domenica 19 Aprile 2009

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Si racconta di un celebre direttore di giornale che un bel giorno così apostrofò un redattore neo-assunto che aveva osato infrangere l’aurea norma di cui sopra: «Quanto scrive un articolo – disse – si ricordi: ogni frase comincia col soggetto, poi viene il predicato verbale, poi vengono i complementi. Punto, e si ricomincia. Se vuole inserire nella frase un aggettivo, venga prima nel mio ufficio e mi chieda il permesso».
Ebbene, provate a scriverlo, un articolo così. Provate a scriverlo e soprattutto provate a rileggerlo: dopo il terzo capoverso non riuscirete più a tenere gli occhi aperti e avrete bisogno di un paio di caffè. Se mi passate il paragone, sarebbe come se in musica non si potesse mai cambiare tema né tempo, come se si proibissero gli accordi dissonanti e i suoni disarmonici, come se si abolissero per decreto il jazz e il reggae.

[Andrea De Benedetti, Val più la pratica. Piccola grammatica immorale della lingua italiana, Roma-Bari, Laterza 2009, p. 27]