Il cibo Giannino

mercoledì 20 Febbraio 2013

Quella volta lì a Reggio Emilia è stata molto interessante, la presentazione di quei libri che aveva scritto quella scrittrice russa, è stata interessante soprattutto per via della traduttrice.

La traduttrice lì era una signora che era a capo di una associazione di badanti che faceva anche lei la badante che il russo, o il bielorusso, non importa, lo sapeva benissimo, ma l’italiano aveva un italiano tutto suo che era un idioletto molto interessante.
Cioè questa traduttrice capiva benissimo, quello che diceva la russa, solo che quando poi traduceva, la faccia impazzita, la china, i chinesi, nello stesso mondo, non si capiva molto.

A un certo punto la russa ha detto che tempo fa in Russia il cibo era più genuino, la traduttrice ha tradotto Adesso non c’è più, il cibo Giannino.

Dopo la russa ha detto che lo scrittore francese Flaubert a suo tempo diceva di sé di essere un uomo penna, io invece, diceva la russa, sono una donna orecchio, e la traduttrice traduceva Lo scrittore francese Flaubert diceva di sé di essere un uomo birro.

Ecco, chi non sapeva il russo, era una serata surreale, quella serata lì. Chi sapeva il russo ancora ancora, chi non sapeva il russo era come l’inferno, quella sera lì a Reggio Emilia.

Dopo aveva detto, la russa, che la sua poetica era come quella di Dostoevskij, che lei voleva sapere quanto di umano c’era in un uomo.
E la traduttrice aveva tradotto che la scrittrice russa aveva una poetica come Dostoevskij, cioè che lei voleva sapere quanti uomini ci sono in un uomo.