Perturbazioni

mercoledì 10 Febbraio 2010

[Oggi, sulla Gazzetta di Modena, ci dovrebbe essere uno speciale sul treno della memoria organizzato dalla fondazione Fossoli. Metto qua sotto un pezzettino che si trova anche qui, insieme a diversi altri]

È il terzo anno che faccio questo viaggio da Carpi a Auschwitz, e tutte le volte che torno, se qualcuno mi chiede com’è andata, ho un po’ vergogna a dire che è stato un viaggio bellissimo e che mi sono divertito molto, però lo dico lo stesso. Uno che non c’è stato, pensa probabilmente a un viaggio di questo tipo come a una celebrazione funebre, come a una di quelle occasioni in cui devi andare là, vestito a lutto, con la faccia triste, un po’ di circostanza, sorbirti una serie di discorsi ufficiali, di circostanza, e poi torni indietro sollevato, con l’impressione di avere adempiuto a un dovere. Per via che, come dice Bruno Rovesti in Vite sbobinate, «Non c’è niente da vedere a un funebre, un funebre non parla più». Invece lì, ad Auschwitz, e su quel treno che parte da Carpi, c’è un sacco di cose, da vedere, c’è un sacco di gente che parla e che si sforza, di vedere, e di interpretare, e di rimettere in ordine le cose che sa, e questa cosa, di mettere insieme seicento persone che guardano, e che si sforzano, produce una specie di grande perturbazione nella semiosfera, perturbazione che ha, su alcuni, su di me certamente, degli effetti stranissimi, ti fa battere il cuore.