Il battiscopa

mercoledì 11 Maggio 2011

Ero perseguitato dallo spettro di una morte imminente. Avevo paura di disegnare croci, di incrociare una matita sull’altra, persino di scrivere la lettera “x”. Se in un libro trovavo la parola “morte” facevo finta di non vederla ma, anche se saltavo quella riga, poi mi toccava tornare indietro e alla fine non potevo non leggerla. Allora capivo che, in un modo o nell’altro, non sarei riuscito a sfuggire al battiscopa.
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Ero molto invidioso e invidiavo tremendamente quelli che erano in grado di fare le cose che non sapevo fare io. E, dal momento che non ero capace di fare niente, motivi d’invidia non ne mancavano di certo. Non ero in grado di: arrampicarmi sugli alberi, giocare a calcio, fare la lotta, nuotare. Quando lessi Alice nel paese delle meraviglie, giunto alla pagina in cui si dice che la protagonista sapeva nuotare, per poco non soffocai dall’invidia. Presi la penna e, davanti alla parola “sapeva”, aggiunsi la negazione “non”. Tirai un sospiro di sollievo

[Pavel Sanaev, Seppellitemi dietro il battiscopa, traduzione dal russo di Valentina Parisi, Roma, Nottetempo 2011, pp. 1144-145]