I tempi

domenica 15 Gennaio 2017

undici treni

Il giorno dopo il servizio l’avevo fatto sulla presentazione di un libro che c’era a Bologna, era il libro di un comico che si chiamava Baricco che era un libro che raccoglieva gli articoli che lui aveva scritto negli ultimi vent’anni, aveva detto lui, poi aveva taciuto un attimo poi aveva detto: «Tutti tranne quelli brutti».
Nessuna reazione del pubblico.
Era in biblioteca, a Bologna, e sembrava un po’ di essere in una scuola, quell’aria che hanno le biblioteche e le scuole, non so come dire, quell’odore, anche, di lavaggi industriali, dev’essere quello.
Io nella mia testa, non so come mai, avevo una cosa che ci era entrata anni prima, di una signora che era nata a Reggio Emilia negli anni trenta e che l’avevan chiamata Avvenire, che era una cosa che avevo visto in un documentario anni prima mi era tornata su dalla pancia era tutta mattina che mi girava in testa il pensiero del coraggio che ci vuole a chiamare una figlia Avvenire.
C’era molta gente, e la prima cosa che aveva detto, il comico Baricco, era stata «Gli ultimi saranno i primi».
E dopo: silenzio.
Come a preannunciare un discorso memorabile.
Dopo aveva parlato di cose, il comico Baricco, non so, di zio Paperone, e aveva detto che lui, quando leggeva i fumetti, leggeva sempre «i cartelli che sono fuori dal Deposito».
Silenzio.
Che «una volta ce n’era uno che diceva: Cosa fai qui? E un altro, bello, recitava: Pensaci bene. Il migliore resta» aveva detto Baricco «il classicissimo, sintetico e perfetto: Sciò».
Qui il pubblico aveva riso.
Ma la cosa più interessante, per me, del discorso di Baricco, era stato il fatto che lui aveva detto che ogni tanto si vedeva con Renzo Piano, il celebre architetto, che si trovavano loro due e parlavano «della vita, dei matrimoni».
Silenzio.
Il comico Baricco stava molto attento ai silenzi (i celebri tempi comici).