Gli occhiali

martedì 24 Marzo 2015

Michail Bulgakov, I racconti di un giovane medico

Il mio aspetto giovanile mi avvelenava l’esistenza fina dai primi passi. Ero costretto a presentarmi a tutti: `«Dottor tal dei tali».
E tutti immancabilmente inarcavano le sopracciglia e domandavano: «Possibile? E io che la credevo ancora studente!»
«No, ho finito gli studi» rispondevo cupo e pensavo: “Mi debbo mettere gli occhiali, ecco cosa”. Ma mettere gli occhiali non serviva a nulla: i miei occhi erano sani e la loro limpidezza non era stata ancora offuscata dall’esperienza. Non avendo la possibilità, quindi, di difendermi con l’aiuto degli occhiali dagli eterni sorrisi indulgenti e affettuosi, cercavo di assumere un atteggiamento che ispirasse rispetto. Mi sforzavo di parlare in modo grave e misurato, di trattenere, nei limiti del possibile, i movimenti bruschi, di non correre come fa la gente a ventitré anni, appena finita l’università, ma di camminare. E tutto questo, adesso che sono passati tanti anni lo capisco, mi riusciva molto male.

[Michail Bulgakov, I racconti di un giovane medico, traduzione di Chiara Spano, Roma, Newton Compton 1974, pp. 32-33]