Giù il cappello

sabato 29 Ottobre 2016

morgante pulci

E il Morgante, per come l’ho capito io, è, come abbiano già detto, come un Don Chisciotte che non si chiamasse però Don Chisciotte ma Sancho Panza, un Don Chisciotte dove il protagonista fosse Sancho Panza, o, per esempio, una Peste di Camus il cui protagonista non fosse il medico, Rieux, ma Monsieur Grand, l’addetto alle statistiche del comune di Orano che vuol scrivere un romanzo tale che, quando arriverà sulla scrivania di un editore, costringa l’editore, sin dalla prima frase, a alzarsi in piedi e a dire ai suoi impiegati: «Signori, giù il cappello!».
E allora, per tutto il romanzo, Monsieur Grand riscrive sempre la stessa frase, che è, in origine: «In una bella mattina del mese di maggio, un’elegante amazzone percorreva, su una superba giumenta saura, i viali fioriti del Bois de Boulogne» e poi diventa «In una bella mattina del mese di maggio, una svelta amazzone, che montava su una superba giumenta saura, percorreva i viali fioriti del Bois de Boulogne», e poi: «In una bella mattina del mese di maggio, una svelta amazzone, che montava su una nera giumenta saura, percorreva i viali fioriti del Bois de Boulogne», e poi: «In una bella mattina del mese di maggio, una svelta amazzone che cavalcava una sontuosa giumenta saura percorreva i viali pieni di fiori del Bois de Boulogne», ma non andava bene neanche questo per via dei tre genitivi di seguito e lui, Monsieur Grand, per tutto il romanzo va avanti a correggere questa prima frase finché non muore, ed è ancora una volta l’inizio della letteratura e mi viene in mente che sarebbe bellissimo, se il protagonista della Peste fosse lui, così come sarebbe bellissimo se il protagonista dei Promessi sposi fosse Don Abbondio, e se fosse lui, per dire, ad avere una storia con Lucia, e fosse così innamorato da volerla sposare, e arrivassero due vescovi, inviati dal papa, e gli dicessero: «Questo matrimonio non s’ha da fare», oppure se l’Odissea fosse raccontata tutta da Argo, il cane di Ulisse, dal suo punto di vista da cane, ad altezza cane, per così dire, sarebbe da fare, a saperlo fare, e quel che vorrei dire, per finire questo discorso, è che tanto più sorprendente è la figura e l’enfasi che si posa, nel Morgante, su Morgante e Margutte, cioè su due personaggi laterali, scalcinati, sboccati e deformi, e, oltre che non nobili, non cristiani di nascita e non eruditi, tanto più sorprendente è quest’enfasi se si considera, l’ho già detto, ma è una cosa che continua a sembrarmi stupefacente, che il poema era stato commissionato dalla mamma di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, e questa cosa mi fa pensare che l’idea di Malevič (clic) vale anche nel Morgante, e che la legge che guida Pulci nella stesura del Morgante è una legge che non ha a che fare con l’utilità, con la corte, con il gusto, e tanto meno con il buon gusto, ma con le stelle del firmamento, mi viene da dire.