Gelati
Ieri mi ha chiamato Sarah (Spinazzola) e mi ha chiesto se è vero che Leopardi è morto di indigestione di gelati. Io le ho detto che a me l’aveva detto Andrea (Lucatelli), e che ero portato a crederci perché Andrea è uno che studia.
Però poi mi è venuto il dubbio e allora sono andato a cercare una biografia di Leopardi e ho trovato che nel febbraio del ’37 Leopardi tornò a Napoli con il suo amico Ranieri, ma le sue condizioni si aggravarono e il 14 giugno di quell’anno morì. Poi lì c’era una nota.
La nota diceva che le teorie alternative sulla morte di Leopardi sono molte, però nessuna di loro è riuscita a smentire il referto ufficiale, diffuso dall’amico, patriota e scrittore partenopeo Antonio Ranieri: idropisia.
Studi recenti, c’era poi scritto nella nota, hanno avanzato queste ipotesi: il poeta, amante di dolci, sarebbe morto per una indigestione di confetti di Sulmona, regalati dalla sorella di Ranieri. Causa della morte non sarebbe stata quindi né una idropisia, né il colera sostenuto da molti studiosi. Un’altra ipotesi, c’era scritto, parla di congestione intestinale, causata da una tazza di brodo caldo di pollo e una limonata fredda.
Dopo ho chiamato Andrea, che m’ha detto che lui non mi aveva detto proprio che Leopardi era morto di indigestione di gelati, mi aveva detto che Leopardi a Napoli aveva scoperto i gelati, e che ne mangiava tantissimi, cosa che sembra gli avesse causato delle diarree che ne minarono la salute fino a poter essere considerate concause del prematuro decesso.