Frontiere

domenica 15 Novembre 2009

Incollo qua sotto l’introduzione al discorso sulle frontiere che leggo stasera a Modena

Allora le frontiere, io la prima cosa che ho pensato, che se uno magari va in Svizzera, no?, poi arrivato in Svizzera esce dalla macchina e si mette lì, nel mezzo di in un prato svizzero, dentro una valle svizzera, e si mette a vilipendere lo stato italiano, ma a voce alta, in modo che le montagne Svizzere, per come son fatte, che con la loro formazione particolare danno vita a quei fenomeni acustici conosciuti col nome di echi svizzeri, in modo che le montagne svizzere, dicevo, trasmettano questo vilipendo abbastanza lontano, adesso non dico in tutti e quattro i cantoni ma quasi, ecco se uno facesse così, per esempio, nessuno potrebbe dirgli niente, da un punto di vista legale, se non accusarlo di schiamazzi notturni, ma mettiam che lo faccia di giorno, mettiamo alle 16 e 30, che è un orario che anche nei condomini Svizzeri più rigorosi è un orario che si possono anche piantare dei chiodi per tener su dei quadri e anche sentire della musica rap e anche vilipendere ad alta voce uno stato straniero, che nessuno ti può dire niente, ecco per me è sempre stato un mistero il fatto che la stessa cosa, fatta in Svizzera, non comporta nessuna conseguenza, fatta in Italia, a venti chilometri di distanza, mettiamo che quella valle dove vi siete messi a vilipendere lo stato italiano si trovi a venti chilometri di distanza dal confine italiano, ecco, se voi vilipendevate venti chilometri prima, questo poteva comportare viceversa delle conseguenze anche gravi che si ripercuotevano anche sulla vostra fedina penale e anche sul vostro tempo libero, che magari andavate in galera.
La cosa naturalmente, adesso io non so se in Svizzera c’è il reato di vilipendio dello stato svizzero, se ci fosse, e è possibile che ci sia, la cosa varrebbe anche al contrario, che uno in Italia può tranquillamente vilipendere lo stato svizzero e non gli succede niente, in Svizzera, se vilipende lo stato svizzero la cosa ha delle conseguenze che si ripercuotono magari anche sulla sua fedina penale che è una cosa stranissima, a pensarci.
Cioè metti magari che te hai una voglia, ma proprio che non la tieni, di vilipendere lo stato italiano che però non puoi, ti sa briga andare in galera, allora te monti in macchina, e se non hai la macchina monti su un treno e ti dirigi in Svizzera, e quando sei in Svizzera ti fermi la prima valle che trovi, o la prima stazione ferroviaria che trovi, se ti interessa diffondere il tuo vilipendio ti consiglio la valle, che nelle stazioni ferroviarie il fenomeno degli echi svizzeri dev’essere meno potente, ti fermi nella prima stazione ferroviaria o nella prima valle e ti sfoghi e nessuno può dirti niente ecco in questo caso, per esempio, si manifesta, oggettivamente parlando, una caratteristica delle frontiere che può essere positiva molto, cioè che permettono sfoghi che se le frontiere non esistessero e ci fossero delle leggi universali, se ci fosse uno stato mondo, per dire, uno non saprebbe dove andare, a vilipendere lo stato mondo, quindi da un certo punto di vista mi sembra di poter dire che un po’ è una fortuna, che ci sian le frontiere.
Bisogna anche dire, però, che, fortuna o non fortuna, questa cosa, che venti chilometri più in là te puoi fare tranquillamente una cosa nessuno ti può dir niente, venti chilometri più in qua per la stessa cosa te rischi che ti mettono in galera, ecco questo fatto qua a me sembra un segno, non so come dire, dell’imprecisione del mondo, che da un certo punto di vista ti vien da pensare che è un peccato, che il mondo sia così impreciso, che ce ne vorrebbe uno preciso, da un altro punto di vista, se pensi a uno stato mondo, preciso, che d’accordo, potrà aver dei vantaggi, tutto va via sui binari della corretta amministrazione della giustizia, però in uno stato così come fai a sfogare i vilipendi che covano dentro di te? Non lo so.
C’è un’opera di Daniil Charms che è un dialogo, tra Petrov e Zanzarov, dove Petrov dice a Zanzarov: Zanzarov, perché non andiamo a caccia di zanzare, e Zanzarov risponde Non sono ancora pronto per questo, perché non andiamo piuttosto a caccia di gatti?
Ecco a me vien da pensare che forse, in un mondo perfetto, esser senza frontiere sarebbe meglio senz’altro: nel nostro mondo concreto, però, di frontiere a me sembra che non ci bastino neanche quelle che ci sono ce ne creiamo anche di più e la cosa è evidente in qualsiasi campo si spinga l’analisi: se ci chiedessimo, per esempio, che ruolo ha avuto nella nostra vita un’arte che apparentemente le frontiere le abbatte, come la musica, noi ci accorgeremmo probabilmente che la storia della musica che abbiamo ascoltato nella nostra vita si incrocia anche quella con un sacco di frontiere, perlomeno così è successo a me.