È semplicissimo

domenica 12 Ottobre 2008

È un po’ di tempo che mi interessano le lettere ai giornali.
Ne trascrivo qua sotto quattro che ho trovato quest’estate:

Abbiamo fatto l’Unione Europea, 27 Stati uniti. Eliminare tutti i clandestini è semplicissimo. Ogni Paese mette a disposizione due motovedette che, d’intesa con la Libia di Gheddafi, pattugliano giorno e notte tutta la costa da dove partono gli immigrati: una volta intercettati si rimandano immediatamente indietro tutti i barconi carichi. Così facendo non ci saranno più sbarchi a Lampedusa e zone vicine. I deputati si sveglino.
Franco F., Cervia (Ravenna).
[Il Resto del Carlino, 17 luglio 2008]

Ancora giovani, morti in incidenti stradali, mentre cercano di andare a divertirsi. A metà degli anni ’70 il complesso dei Nomadi, portò al successo una canzone scritta per ricordare un’amica morta proprio in un incidente stradale, il titolo è “Canzone per un’amica” e il motivo dice circa così: lunga e diritta correva la strada, forte il motore cantava, non lo sapevi che c’era la morta quel giorno che t’aspettava. Mai come oggi potrebbe tornare attuale.
Puntaspilli
[Il Bologna, 29 luglio 2008]

Sono un’ex studentessa dell’università di Bologna e ho vinto il progetto postlaurea “Leonardo”, con destinazione Barcellona. Speravo fosse l’inizio di una bella esperienza ma si è rivelato un incubo. Il bando a cui ho partecipato prevede che io faccia esperienza pratica in ambiti quali giornalismo, pubblicità, promozione e organizzazione di eventi, editoria, pubbliche relazioni. La giusta conclusione ai miei 5 anni di studi. Così, convinta di venire a Barcellona per lavorare presso un’importante casa editrice, ho lasciato un lavoro in Italia, sognando un’esperienza importante e formativa per il mio futuro. Arrivata in Spagna, mi rendo conto immediatamente che qualcosa non va. Scrivo alla responsabile del progetto per chiederle di vederci e lei mi risponde che ci saremmo viste nel negozio del Museo Pedrera, una delle case di Gaudì, dove io avrei lavorato. A quel punto, chiedo alle stagiste partite prima di me cosa stessero facendo. La risposa è stata raggelante: “le commesse”. Ho scritto all’ufficio relazioni internazionali della mia università per chiedere delucidazioni: mi è stato risposto che era fuori luogo da parte mai ipotizzare quello che mi avrebbero fatto fare. Peccato che le attività del progetto fossero invece minuziosamente previste nel bando. Nel mio primo giorno di stage, mi hanno spiegato come passare i souvenir sotto il lettore ottico per codici a barre, come si incarta un ramarro di porcellana e quando vanno riempite le scatolette delle “gomme Guadì”. Ho scritto immediatamente alla mia università, ma nessuno mi ha risposto. Io mi chiedo: dire la verità su questo genere di progetti postlaurea non è possibile, soprattutto quando si rivelano una grossa delusione? Non mi sono licenziata dal mio lavoro in Italia per fare la commessa in Spagna, speravo dopo cinque anni di studio in un completamento della mia formazione.
Giò Naimoli Bologna
[la Repubblica, 7 agosto 2007]

Spedendo una brochure elettronica (dal costo zero) a tutte le agenzie di viaggio straniere (con un metodo geografico graduale e scaglionato nel tempo) potremmo illustrare, fotograficamente, e al meglio, i tanti punti di interesse che la nostra Bologna ha da offrire. Naturalmente dovranno essere indicati anche i servizi che la città offre e i periodi consigliati che non coincidano con le fiere importanti che saturano gli hotel della nostra città.
Un lettore
[Il Bologna, 29 luglio 2008]