E gli danno il cavallo
L’altroieri sera sono stato a vedere uno spettacolo al Teatro Due di Parma. Andare in giro per Parma da solo, per me, è una cosa un po’ strana. Tra l’altro quel giorno lì, l’altroieri, forse era l’ultima volta che dormivo a Parma nella mia vita. Sicuramente l’ultima volta che dormivo a casa nostra; l’abbiamo venduta, l’altroieri ho restituito le chiavi. Nell’andare in là ho fatto un giro un po’ largo, avevo un’ora e mezzo di tempo. Mi è venuto da piangere a vedere il colore degli autobus di Parma, ma è possibile?, il verde del numero 8 con su scritto largo Nenni, per aria, sopra l’autista.
Prima, in stazione, mi era venuta in mente una cosa che mi era sembrata una cosa alla quale non avevo mai pensato, che io non son bravo perché son bravo, son bravo se son bravo. Me la sono segnata, sopra un taccuino.
Avevo un taccuino verde pisello che andava via un po’ insieme al mio portafoglio polacco, verde pisello. Ieri l’ho cambiato. Il portafoglio. Era un portafoglio da donna, sporgeva un po’ dalla tasca. Mia mamma mi ha detto Ti rapinano. E mi ha dato il portafoglio che era di mio babbo. Ha tolto la foto, c’era una foto di mia mamma da giovane, in bianco e nero, e poi me l’ha dato, e adesso uso quello. Ho anche una giacca, di mio babbo, una giacca blu che mio babbo ha spianato quando mio fratello Giulio ha fatto la prima comunione, trentacinque anni fa. È l’unica giacca che riesco a mettermi senza sentirmi un cretino. Spianare a Parma vuol dire mettersi per la prima volta.
Lo spettacolo, prima di entrare, c’era quel silenzio un po’ imbarazzato che c’è nei teatri, della gente che si trova vicina e non si conosce. C’eravam messi tutti in fila davanti alle porte, un po’ come in posta. È venuta la maschera a dirci Ma mettevi un po’ come volete.
Dopo siamo entrati e gli attori eran già in scena, e parlavano piano, la prima frase che si è sentita, ma piano, Sono di rozzo conio. Due ore e mezzo dopo, l’ultima frase è stata Il mio regno per un cavallo. Lo spettacolo finisce così: Il mio regno per un cavallo, e gli danno il cavallo. E niente.
Io non lo so se questa cosa si può dire, probabilmente non si può dire, ma io, quando sono uscito dal teatro, era quasi mezzanotte, a me il mondo è sembrato bellissimo.
Mi è successa una cosa del genere anche due settimane fa, a Bologna, quando ho visto un film di una spagnola che vive in Svizzera e si fa chiamar La Ribot, e io sono uscito dal teatro dove lo davano e ho visto un cartellone, per strada, che pubblicizzava un concerto dei Madness a Milano, e ho pensato Che bello, ci vado.
Poi mi son detto che a me, i Madness, mi piacciono, ma non so se andrei a vederli in concerto nemmeno se venissero a Bologna. E ho pensato che mi era venuto da pensare così, Che bello, ci vado, perché avevo visto quel film lì. E l’altroieri sera la stessa cosa.
[Lo spettacolo è Riccardo III interpretato è diretto da Roberto Abbati, Paolo Bocelli, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Tania Rocchetta, Marcello Vazzoler; il film è Mariachi 17, di La Ribot]