Dieci panini

sabato 14 Settembre 2013

Tutti gli anni, a settembre, quando si tratta di ricominciare a lavorare, ho l’impressione di avere tante di quelle cose da fare che, quando ne comincio una, me ne viene subito in mente un’altra più urgente e smetto di fare la prima e non comincio la seconda, perché, in questo passaggio, me n’è venuta in mente una terza che mi ero dimenticato di dover fare e che mi sembra più urgente sia della prima che della seconda, e quando mi alzo per prendere i libri che mi servirebbero per lavorare alla terza me ne arriva una quarta e allora niente.
Mi ricordo una volta, a Milano, ero passato davanti a un locale che aveva un cartello, appeso in vetrina, che diceva qualcosa del tipo «Se mangiate nove panini il decimo ve lo regaliamo» e a me, mi ricordo, avevo pensato a quanti panini sarei riuscito a mangiare e mi era venuto in mente Maradona che dicevano che avesse mangiato undici pizze in una sera e avesse rischiato di morire.
Ecco io, a settembre, tutti gli anni, quando ricomincio, ho l’impressione che non riuscirò a mangiare neanche un panino, neanche una pizza, non riuscirò a fare niente e, siccome è un’impressione che ho tutti gli anni, dovrei esser contento, di averla, dovrei preoccuparmi se non l’avessi perché gli anni scorsi, quando l’ho avuta, alla fine poi sono riuscito a fare le cose che dovevo fare e a consegnare i lavori che mi ero impegnato a consegnare solo che, invece, tutti gli anni, io mi dico che gli anni scorsi, sì, alla fine poi ce l’ho fatta, ma ero più giovane, invece quest’anno, ho compiuto cinquant’anni (l’anno scorso quarantanove, l’anno prima quarantotto), «Cosa vuoi fare, alla tua età?» mi domando, poi mi dico che il mondo è pieno di gente che ha cinquant’anni, o quarantanove, o quarantotto e lavora benissimo, solo che io, non so come mai, mi sembra che questa cosa valga solo per me, però è evidente che il mio ragionamento è un ragionamento un po’ da minus habens, mi vien da pensar tutti gli anni, e quando arrivo a pensare che faccio dei ragionamenti da minus habens sono con le spalle al muro e, non so voi, ma io, quando sono con le spalle al muro, è la condizione ideale, per me, per lavorare.
Io, se non son con le spalle al muro, non c’è mica verso, che faccia qualcosa che ha un senso, e forse è anche per quello, che quest’anno, come tutti gli anni, in questi giorni, i primi di settembre, quando qualcuno mi chiede «Come stai?», io gli dico «Eh, non ho voglia di far niente», e glielo dico con un tono che son quasi contento, come se mi compiacessi, di non aver voglia di far niente, ma non è che mi compiaccia, è il fatto che so che tra un po’ sarò con le spalle al muro e io, quando son con le spalle al muro mi piace.

[uscito ieri su Libero]