Di cosa ridete?
Nel 1836 debutta, al Teatro Aleksandrinskij di Pietroburgo, la pièce di Nikolaj Gogol’ Il revisore, che, secondo Vladimir Nabokov, «era il più grande dramma mai scritto in russo (e da allora rimasto ineguagliato)».
Lo zar Nicola, presente alla prima, sembra abbia commentato «L’autore ne ha avuto per tutti e soprattutto per me».
La Russia che esce dalla pièce di Gogol’ è un posto corrotto, arretrato, infantile, ridicolo e comico, a guardarlo da fuori. C’è una scena, poco prima della fine, in cui il Podestà, dopo una risata del pubblico e un momento di silenzio si rivolge al pubblico e dice «Di cosa ridete? Di voi stessi, ridete».
E questo libretto prende il titolo dall’epigrafe del Revisore, che è un proverbio russo: «Non è colpa dello specchio, se le facce sono storte».
[In settembre, per Utet, esce un libro che si intitola Non è colpa dello specchio, se le facce sono storte, lo sto rivedendo negli alberghi e sui treni]