Dei titoli

domenica 20 Dicembre 2020

Non so se avete mai pensato a qual è il libro che ha il titolo più bello, tra tutti i libri che avete letto. A me L’idiota, per dire, piace molto, molto mi piace Memorie del sottosuolo, mi piace Povera gente, mi piace Un eroe dei nostri tempi, Guerra e pace, mi piace, Zoo o lettere non d’amore, è un bellissimo titolo, Anime morte, a pensarci, è un grande titolo, Noialtri, mi piace, mi piace perfino Il placido Don; non mi piacciono solo dei titoli russi, mi piace moltissimo il titolo di una serie televisiva americana che non ho mai visto, Casalinghe disperate, che secondo me è un titolo eccezionale ma non abbastanza da convincermi a vedere la serie, evidentemente. Cent’anni di solitudine, mi piace, Illusioni perdute e Splendori e miserie delle cortigiane, che vanno via sempre insieme, La Certosa di Parma, mi piace, perché non c’entra niente con la storia e un po’ anche così, per campanilismo. Mi piacciono moltissimo i titoli dei primi tre libri di Cesare Zavattini: Parliamo tanto di me, I poveri sono matti, Io sono il diavolo, mi sembra bellissimo Improvvisi per macchina da scrivere, di Manganelli. Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, bellissimo. La verità, vi prego, sull’amore, grande titolo. La condizione che chiamiamo esilio, che meraviglia. Ma il titolo più bello tra tutti i titoli che ho letto, è il titolo di una raccolta di racconti di uno scrittore nato in Honduras nel 1921, Augusto Monterroso. Opere complete e altri racconti. Questa raccolta contiene un racconto che si intitola Opere complete, quindi il titolo ha perfettamente senso. Monterroso potrebbe, probabilmente, citare quel passo dello (straordinario) scrittore russo Daniil Charms che dice: All’osservazione: «In quello che ha scritto ci son degli errori», rispondi: «Sembra sempre così, in quello che scrivo».