Da noi viceversa in Emilia Romagna

domenica 1 Luglio 2012

Mi han chiamato una radio, mi han chiesto se voglio partecipare per telefono a una trasmissione tra una settimana che parliamo un po’ dei miei libri, mi han detto.
Anche del primo? gli ho chiesto.
Anche del primo, mi han detto loro. L’unica cosa, mi han detto, questa trasmissione il tema è il mare c’è da scrivere un racconto di tre minuti che parla del mare, sono disposto?
Io disposto sono disposto, gli ho detto, solo non so se ho delle cose molto interessanti da dire, del mare.
Al limite dice delle cose poco interessanti, mi han detto.
Al limite dico delle cose poco interessanti, gli ho detto io.

***

Dal momento che ho scritto dei libri, ogni tanto mi chiedono di scriver qualcosa su qualche argomento specifico, non so, per esempio parlare per radio per tre minuti del tema Il mare. Come se io avevo qualcosa da dire, del mare.
Al mare, io sono vent’anni che non ci vado, al mare. Che pensarci, da quando ho potuto decidere io io ho sempre deciso di non andare, al mare. A dire il vero ci sono andato quattro anni fa una settimana a Pescara, al mare, ma lì non avevo deciso io aveva deciso la mia morosa di allora quello non vale.
Non era proprio a Pescara, se può interessare, era un paesino prima, di arrivare a Pescara, quello dove facevano nel palazzetto il festival estivo di Erotika chissà se lo fanno ancora. Che noi con la mia morosa ci passa- vamo davanti tutte le volte che tornavamo dal mare. Stanchi arrossati arrabbiati dopo due mesi ci siamo lasciati.
Quello è l’ultimo ricordo che ho, del mare, e a parte quello, del mare, solo ricordi d’in- fanzia, del mare.
Solo, i ricordi d’infanzia io non li sopporto, i ricordi d’infanzia. Io prima di leggere Proust i ricordi d’infanzia già mi piacevano poco, dopo poi ho letto Proust non ne par- liamo. E dopo Proust ho letto anche tutti gli altri scrittori con la proustite che adesso c’è pieno.
Comunque una cosa la dico, dell’infanzia, se no veramente non ho niente da dire, del mare. Al mare, io quando da piccolo andavo al mare che mi costringevano io pativo un caldo io ero contento quando pioveva, al mare. Che tornavo dalle mie ferie al mare Com’è andata? mi chiedevano, Bene, gli di- cevo, è piovuto tutto il tempo.
Io proprio di mare, se può interessare, io non so cosa dire, di mare. Io sono qui che la tiro alla lunga tre minuti, devo tirare, non siam neanche a due, andiamo bene. Andiam proprio bene, andiamo.
Non so, proviam Monterosso.
Monterosso, ci son stato un anno che ero già adolescente trovare mio zio che lui là ha una casa. Le cinque terre. Le cinque terre si possono visitare anche in battello ce le invidiano tutti. Ci andava anche il poeta anglosassone Byron a nuotare, mi ha detto mio zio che fa il ferroviere.
Monterosso, se può interessare, Monte- rosso c’è una bella stazione, sul primo binario i tavolini del bar, con mio zio andavam delle volte in stazione a giocare a briscola coi suoi colleghi parlar dei ritardi dei treni, se può interessare.
Questo per quel che riguarda il mare. Che delle volte vicino ci si trova anche la montagna. In quei casi nel lessico degli indigeni è molto frequente la parola strapiombo. Parola che da noi viceversa in Emilia Romagna è poco comune.

[Grandi ustionati, Milano, Marcos y Marcos 2012, pp. 163-4, 170-2]