Cos’è il letto per Puškin

martedì 18 Settembre 2012

Per Puškin il letto non è soltanto una dolce abitudine, è il luogo d’ispirazione che meglio corrisponde al suo spirito, l’officina in cui si formano stile e metodo. Intanto che gli altri, arrancando per i gradini della grande tradizione, s’issavano sul piedistallo e non potevano neppure guardare dalla parte della penna senza vestire mentalmente la toga o la divisa, Puškin, senza neanche badarci, s’abbandonava sul letto e lì, «in un piacevole oblio, la testa china sul guanciale», «con la mano un poco sonnolenta», buttava giù qualche inezia, che non meritava attenzione e non richiedeva fatica. Si elaborava in questo modo una maniera di pensare e di scrivere che doveva stupire per la sua sbrigliatezza di pensiero e di linguaggio, e si manifestava una libertà di parola senza precedenti nella nostra letteratura. Il dolce far niente, come fu chiaro in seguito, gli offriva proprio il destro migliore di diventar Puškin, ed egli si rallegrava di questa trovata:

In tale pigra positura
i versi sgorgano da soli.

A questo stadio, la poesia affondava e si dissolveva nel quotidiano.

[Andrej Sinjavskij (Abram Terz), Passeggiate con Puškin, a cura di Sergio Rapetti, Milano, Jaca Book 2012, pp. 11-12]