Cosa succede col passato remoto

mercoledì 8 Aprile 2015

Roland Barthes, Il grado zero della scrittura

Il passato remoto è dunque in fondo l’espressione di un ordine e conseguentemente di un’euforia. Esso fa sì che la realtà non sia né misteriosa né assurda, ma chiara, quasi familiare; raccolta ogni momento e contenuta nella mano di un creatore, essa subisce l’ingegnosa pressione della sua libertà. Per tutti i grandi narratori del XIX secolo, il mondo può essere patetico, ma non è abbandonato, perché non c’è sovrapposizione dei fatti scritti, perché chi lo racconta ha il potere di rifiutare l’opacità e la solitudine delle esistenze che lo compongono, perché in ogni frase può dare comunicazione di una gerarchia delle azioni, perché in poche parole queste azioni si possono in definitiva ridurre a segni.

[Roland Barthes, La scrittura del romanzo, in Il grado zero della scrittura, traduzione di Giuseppe Bertolucci, Torino, Einaudi 1982, p. 10]