Compressa

mercoledì 16 Novembre 2016

Padre Chrístofor d’un tratto si era ricordato qualcosa, aveva sbuffato nel bicchiere e si era messo a tossire perché il riso gli era andato di traverso. Mojséj Mojséič, per cortesia, si era messo a anche lui a ridere e a tossire.
– Che ridere! – aveva detto padre Chrístofor e aveva agitato una mano. – Viene a trovarmi il mio figlio più grande Gavríla. È medico, e lavora nel governatorato di Černigóv, nello zémstvo… Be’, insomma, io gli dico «Ecco, gli dico, ho un po’ il fiato corto, tu sei medico, cura tuo padre». Allora mi fa spogliare, mi bussa, mi ausculta, dice delle sciocchezze… Tasta la pancia e poi dice: «Lei, papà, dovrebbe curarsi con l’aria compressa».
Padre Chrístofor era scoppiato a ridere in modo convulso, fino alle lacrime, e si era alzato.
– E io gli dico: «Dio sia con lei, la tua aria compressa!» – aveva balbettato tra le risate e agitando entrambe le mani. – Dio sia con lei, la tua aria compressa!
Mojséj Mojséič si era alzato anche lui e, prendendosi la pancia, era scoppiato in una risata rumorosa che sembrava l’abbaiare di un cane maltese.
– Dio sia con lei, la tua aria compressa! – aveva ripetuto padre Chrístofor ridendo.
Mojséj Mojséič rideva due toni più sopra ed era scosso da un riso così convulso che stava in piedi a malapena.
– Oh, Dio mio, – gemeva tra le risate, – Lasciatemi respirare. Mi diverto tanto, che, oh, muoio!

[Anton Čechov, La steppa, capitolo III]