Come dei piccoli uomini ragno

domenica 24 Agosto 2014

De Giovanni, In fondo al tuo cuore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non saprei il motivo, ma d’estate mi succede più spesso che d’inverno di legger dei gialli; qualche estate fa, per esempio, mi avevano chiamato da Radio 3 e mi avevano chiesto cosa stavo leggendo e io, siccome stavo leggendo i romanzi di Luciano Marrocu, che scrive dei gialli, avevo risposto che stavo leggendo i gialli di Luciano Marrocu e che anche se io, di solito, non leggevo gialli, quelli di Marrocu mi piacevano perché avevano dentro una malinconia che mi incantava.
Il conduttore radiofonico, evidentemente, era stato colpito dal fatto che a me non piacevano i gialli e mi aveva detto «Lei preferisce i noir, probabilmente».
Come se la scelta, per uno che leggeva dei libri, fosse tra gialli e noir, come in quella scena dei Blues Brothers dove John Belushi e Dan Aykroyd chiedono al gestore di un locale dove devono suonare che, non se l’aspettavano, è vestito da cow-boy «Ma che tipo di musica fate, qua?», e lui risponde «Tutti i tipi, sia country che western».
Sono passati, da quell’estate, e da quella domanda, un po’ di anni e, non saprei dire perché, ma adesso mi succede più spesso di allora, di legger dei gialli, o dei noir, non so distinguerli ancora molto bene, e quest’estate ho letto, tra gli altri, I racconti del Maresciallo, di Mario Soldati (da poco ristampati nei Best seller Mondadori insieme a I nuovi racconti del Maresciallo in un volume intitolato Tutti i racconti del Maresciallo) e il romanzo di Maurizio De Giovanni In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi, appena uscito per Einaudi stile libero.
Sono due libri che, anche se diversissimi tra di loro, uno è una raccolta di racconti, l’altro è un romanzo, uno è del 1967, l’altro è del 2014, uno è ambientato nel nord Italia negli anni ’60, l’altro a Napoli negli anni ’30, sono due libri che hanno, per uno come me che non ne sa tanto, di gialli (o di noir), dei sorprendenti tratti in comune.
La cosa, in particolare, che mi ha colpito, è la tecnica di indagine dei due protagonisti (che sono uno un maresciallo dei carabinieri, l’altro un commissario di polizia).
Il protagonista dei racconti di Soldati, un maresciallo biondo che si chiama Luigi, quando arriva sul luogo del delitto, se di delitto si può parlare (di solito sono dei furti e, al massimo, se si uccide qualcuno, si uccide un leone in un circo), quando nel libro di Soldati il maresciallo Luigi arriva sul luogo del delitto che c’è il gruppo degli indiziati, lui li guarda in faccia e capisce subito chi è il colpevole.
Invece quando sul luogo del delitto ci arriva il commissario Ricciardi, nel romanzo di De Giovanni, e si tratta, in questo caso, di delitti-delitti, con dei morti, ecco il commissario ha «l’impressione di vedere i morti che gli raccontano il loro ultimo pensiero».
È come se sia Luigi (Arnaudi, di cognome) che Ricciardi (Luigi Alfredo, di nome), fossero dei piccoli supereroi, con dei piccoli ma utilissimi superpoteri, come dei piccoli uomini ragno, o Batman, o Hulk, o fantastici quattro, ma italiani, che vegliano sul nostro piccolo mondo italiano e che ci consegnano un’idea del mondo dove, grazie ai loro poteri, i misteri si risolvono tutti, o quasi, e noi possiam stare tranquilli, o quasi, e a me, non so perché, è venuta in mente una serie di recensioni fatte qualche anno da Maurizio Salabelle, che erano recensioni di libri che Salabelle non aveva letto, faceva la recensione della foto pubblicata in quarta di copertina, e da questa foto deduceva la serietà o la leggerezza del libro, la consistenza o l’insignificanza della trama, la ricchezza o la povertà dello stile rimandandoci, anche Salabelle, a un mondo talmente sensato che faceva un po’ paura, un mondo dove uno con quella faccia lì poteva scrivere soltanto in quel modo lì, che poi è forse l’idea di Lombroso, che è un altro dei supereroi italiani che sapevano tutto loro che ricordano, un po’, alla lontana, il maresciallo di Soldati e il commissario di De Giovanni che sono protagonisti di due libri che, devo dire, anche se non saprei dire se sono dei gialli o dei noir, io li ho letti, tutti e due, dall’inizio alla fine, perché non ho i poteri di Ricciardi, di Luigi o di Salabelle che eran bellissime, devo dire, le sue recensioni.

 

[uscito ieri su Libero]