Blu blu blu blu blu

domenica 16 Marzo 2014

Mia figlia, che ha nove anni e che chiameremo convenzionalmente la Battaglia, la prima volta che siamo andati in giro insieme che dormivamo fuori in un albergo è successo che siamo andati a Torino, e quando siamo arrivati alla stazione di Porta Nuova la Battaglia si è fermata davanti al tabellone delle partenze ha allargato le braccia ha detto «Che città meravigliosa».

Allora lì io ho pensato che ci fosse soddisfazione, a portare in giro la Battaglia, e qualche mese dopo, a scuola le avevan parlato del Muse, il Museo delle Scienze di Trento, abbiam pensato di andarci ci siamo andati sabato scorso quando siamo arrivati in albergo lei ha fotografato la vasca da bagno per farla poi vedere a sua mamma (la Battaglia è molto dispiaciuta per via che né io né sua mamma abbiamo in casa la vasca da bagno); dopo, quando ha visto la cassaforte, ha detto «Oh, e questo cos’è, il forno?».

L’albergo era vicinissimo alla stazione, e il Muse, a piedi eran venti minuti, solo che noi abbiamo sbagliato strada ce ne abbiam messi cinquanta, cosa stranissima perché il Muse si vede proprio benissimo, sotto la cascata, al di là della ferrovia. Comunque alla fine siamo arrivati, e quando siamo arrivati la Battaglia ha preso la mappa dei sette piani del Muse s’è incamminata che teneva la mappa con le due mani sembrava un capomastro e io l’ho seguita e l’ho sentita dire «Oh, uno pterodattilo, è stupendo! Oh, che carini, i pipistrellini! Non vedo l’ora di arrivare al quinto piano. Oh, la neve finta! Oh, la caccia all’orso!». Delle cose così.

C’erano anche degli addetti, che spiegavano le cose, noi ci siamo avvicinati a una ragazza con un giubbotto arancione che diceva a un gruppo di turisti «E quando la lava, blu blu blu blu, fuoriesce…».

Ecco.

Come abbiam sentito «Blu blu blu blu fuoriesce» sia io che la Battaglia ci siamo allontanati la Battaglia scuoteva la testa come per dire «Non siamo mica due bambini piccoli, ve’?».

E niente, adesso io non voglio raccontarvi tutto che magari ci andrete poi da soli, a vedere il Muse, è una piramide all’interno della quale pendono prevalentemente degli animali appesi a mezz’aria, il progetto è di Renzo Piano lo riconoscete dalla cascata, quando vedete la cascata, sotto c’è il Muse, io volevo solo aggiungere tre o quattro cose, la prima, che il quinto piano è una terrazza panoramica che c’era freddo, quando ci siam stati noi, la seconda, che se ci andate in autobus è vicinissimo, io e la Battaglia siam tornati in autobus all’albergo ci abbiam messo cinque minuti, la terza, che io dopo, mi ero così stancato, a andare fin là a piedi, quando siamo arrivati in albergo  ho dormito un’ora la Battaglia è andata a sdraiarsi nella vasca da bagno e dopo alle  sette siamo usciti per andare a cena, quando siamo stati nella reception il receptionist ci ha detto «Ma siete voi che avete suonato l’allarme del bagno?» e io mi son girato verso la Battaglia «No», ha detto lei, «Ah, – ha detto il receptionist, – forse mi sono sbagliato», e poi dopo a cena, siamo andati in una pizzeria che la Battaglia ha mangiato una pizza allo speck e una fetta di Sacher torte, che la Sacher torte le è piaciuta, la pizza ha detto che c’era troppo speck e se non vi piace la pizza con troppo speck non prendete la pizza allo speck, se volete un consiglio. Dopo siamo tornati in albergo, ho portato la Battaglia in bagno, le ho fatto vedere la cordicella con cui si tira l’allarme, lei mi ha detto «Ah, sì, son stata io».

[uscito mercoledì su Vanity fair]