Biciclette

domenica 15 Agosto 2010

Qualche giorno prima, quando ero stato a leggere il discorso sul risorgimento, a Prato, sul treno che mi portava a Prato, di fronte a me, nel mio scompartimento, c’era un uomo che avrà avuto la mia età, o qualche anno in meno, e di fianco aveva un bambino che avrà avuto tre anni, o qualche mese in meno e gli aveva indicato il finestrino e gli aveva detto «Lo vedi quel treno? Quello è un treno merci che trasporta il gasolio, e il gasolio è una materia infiammabile che serve per molti scopi, come carburante, cioè per fare andare le automobili, i tutù, ma anche per gli impianti di riscaldamento, cioè per riscaldare le case, e tanti anni fa lo usavano anche per far luce, c’erano le lampade, a gasolio, o forse quelle erano a petrolio, non mi ricordo, comunque il gasolio viene poi dal petrolio, come anche la benzina, che anche quella serve per fare andare i tutù, ci son dei tutù a benzina e dei tutù a gasolio, e ce ne sono anche a gas, a dire il vero, liquido, e metano».
E il bambino spalancava gli occhi e non diceva niente, e veniva il dubbio che l’unica parola che aveva capito fosse tutù, e a un certo momento l’uomo aveva detto al bambino, «Lo sai che ti voglio bene, dammi il cinque», e il bambino gli aveva dato il cinque era stata una scena tristissima.
E a me era venuto da pensare che quello lì era il padre di quel bambino e che loro non vivevano insieme, che erano padre e figlio di una coppia che si era separata, come io e la mamma della bambina di cinque anni, e avevo pensato che forse anch’io figuravo così, quand’ ero con la bambina di cinque anni, e mi ero chiesto se anch’io sembravo così triste, quando alla bambina ddi cinque anni le dicevo «Ti voglio bene», che delle volte uno, se le diceva, certe cose, voleva forse dire che faceva fatica da qualche parte, altrimenti probabilmente non ci sarebbe stato nessun bisogno di dirle.
E mio babbo e mia mamma e mia nonna e mio nonno non me l’avevan mai detto, «Ti voglio bene», e loro era come se fossero guidati da una discrezione emiliana nei modi di manifestare gli affetti che a me piaceva moltissimo, e io i miei genitori e i miei nonni non li avevo mai visti scambiarsi una carezza, e io da quella discrezione lì ne stavo venendo fuori, e avevo il dubbio che non fosse un bene.
E poi a Prato con un mio amico che si chiamava Luciano che faceva lo storico avevamo mangiato degli spaghetti al cartoccio che eran buonissimi, e quando eravamo usciti dal ristorante c’era un bambino piccolo che aveva più o meno l’età della bambina di cinque anni e che piangeva perché era caduto e aveva battuto la testa sul marciapiede e perdeva sangue dalla fronte e lo stavano portando al pronto soccorso e non era niente di grave ma io, sentir piangere un bambino così piccolo dell’età della bambina di cinque anni e non poterlo abbracciare e consolare era una cosa che mi straziava.