Be’, sai
Non si poteva dire molto, in quei colloqui [telefonici], bisognava per forza essere reticenti o allusivi ed eufemistici. Si parlava quasi soltanto del tempo o della salute, niente nomi, un gran quantità di consigli dietetici. L’importante era udire la voce dell’altro, assicurarsi in questo modo puramente animale della nostra rispettiva esistenza. Non c’era quasi niente di semantico, e non c’è da stupire se io non ricordo nessun particolare, se non la risposta che ebbi da papà il terzo giorno della degenza di mia madre all’ospedale. «Come sta Masja?» domandai. «Be’, sai, Masja non è più» disse lui. Quel «sai» era lì perché anche in quella circostanza papà cercava di essere eufemistico.
[Iosif Brodskij, In una stanza e mezzo in Fuga da Bisanzio, traduzione di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 2008 (8), pp. 236-2237]