I segni che ci pervengono

giovedì 30 Agosto 2018

Ho visto che il politico Walter Veltroni ha scritto un pezzo su un giornale dove chiede di «uscire dal presentismo che domina il nostro tempo, che toglie respiro, serietà, credibilità alle parole e ai gesti. Guardare il mondo e interpretare i segni che ci pervengono», ha chiesto Veltroni, e io, guardando il mondo e i segni che mi pervenivano, stamattina, sulla mia libreria ho visto un libro che è stato pubblicato nel 2014, quattro anni fa, che si chiamava Siamo buoni se siamo buoni, e l’ho preso, l’ho aperto, ho trovato un pezzetto parla della presentazione di un libro di Walter Veltroni alla libreria Feltrinelli di Parma di un libro che si intitola E se noi domani, uscito nel 2013, 5 anni fa. Il pezzetto che ho letto, interpretando i segni che mi pervenivano, faceva così:
«Il libro che presentavano alla Feltrinelli di Parma era il libro E se noi domani, di Walter Veltroni, che era un libro che a me, devo confessare, non interessava molto, ero lì perché Cianuro mi aveva chiesto di esserci e di Veltroni io non sapevo tantissimo, sapevo solo che era un comunista che, dopo essere stato segretario di una cellula della Federazione Italiana Giovani Comunisti, dopo esser stato consigliere comunale del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato deputato nazionale del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato responsabile della propaganda del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano, e dopo essere stato direttore dell’Unità, organo di stampa del Partito Comunista Italiano, fondato dal noto comunista italiano Antonio Gramsci, lui, Veltroni, dopo che erano crollati i regimi comunisti e, con loro, il muro di Berlino, Veltroni aveva dichiarato che lui non era mai stato comunista.
Allora lì, all’inizio di quella presentazione, io avevo pensato che se avessi dovuto fargli una domanda, a Veltroni, che poteva succede che alla fine della presentazione dicevano «Avete delle domande?», be’ io gli avrei chiesto, a Veltroni, «Ma davvero lei pensa che noi ci abbiamo creduto, quando ha detto di non essere mai stato comunista?».
Solo che io non ero mica lì per far delle domande ero lì in un certo senso in incognito e dovevo stare attento a tutto e allora ho ascoltato e il primo che ha parlato era uno che si chiamava Chiamparino che io, nella mia ingenuità, pensavo che Chiampiarino avrebbe chiesto a Veltroni «Ma davvero tu pensi che loro ci credono, quando dici di non essere mai stato comunista?», invece Chiamparino, che aveva parlato per 10 minuti e 25 secondi (mi ero segnato questi tempi per via che Cianuro mi aveva detto di stare attento a tutto), e aveva detto delle cose che io, che eran trent’anni che non andavo a votare ero un po’ digiuno, di politica, le avevo capite non tanto bene, parlava di sinistra, diceva che si tiravano dei rigori col portiere legato, e andavano a finire sul palo, diceva «Noi siamo parte della soluzione ma siamo parte anche del problema» non è il caso di dilungarmi ma proprio non si capiva mica tanto bene, secondo me, passiamo a Epifani.
Epifani, che era stato presentato come segretario del Partito Democratico, cosa che sembra stranissima, oggi, e sembrava stranissima anche allora, ma si vede che era così, Epifani, allora, io che sono un po’ ingenuo, politicamente, credevo che avrebbe esordito dicendo a Veltroni «Ma davvero tu pensi che loro ci credano, quando dici di non esser mai stato comunista?», invece Epifani, che aveva parlato 9 minuti e 43 secondi, mi ero segnato il dato per via di Cianuro, aveva parlato dell’eterno presente, del progetto, di qualcosa in grado di orientare un destino comune, di una fatica smarrita, della paura che la crisi ingenerava, adesso non voglio dire ma proprio non si capiva tanto bene.
Dopo Epifani aveva preso la parola Scalfari, il giornalista, e io, che sono un po’ ingenuo, politicamente, credevo che avrebbe esordito chiedendo, a Veltroni, «Ma davvero tu pensi che noi ci abbiamo creduto, quando hai detto di non essere mai stato comunista?», invece Scalfari aveva esordito dicendo che lui, la prima volta che aveva votato, nel 1946, al referendum monarchia-repubblica, aveva votato a favore della monarchia, perché non voleva che il paese cadesse, come poi è avvenuto per quarant’anni, in mano ai preti. E era andato poi avanti per 22 minuti e 42 secondi, Scalfari, che lui, devo dire, si capiva, quel che diceva, aveva un tono quieto e paziente, sembrava un insegnante di una materia non tanto appassionante, tipo insegnante di religione, o di educazione civica, che ripeteva per l’ennesima volta con grande pazienza una lezione che lui la conosceva a memoria e la classe, a sentirlo parlare, aveva delle reazioni stranissime, per esempio quando Scalfari diceva «Napolitano ha più inventiva dei giovani», la classe applaudiva, che io, che sono un po’ digiuno, di politica, mi chiedevo il perché, e poi diceva un sacco di altre cose, Scalfari, e finiva dicendo «Se io devo votare un nuovo segretario, voto Veltroni» e la classe, anche lì, invece di chiedere «Ma davvero lei pensa che noi ci abbiamo creduto, quando Veltroni ha detto di non essere mai stato comunista?», loro, ancora, avevano applaudito, o forse dovrei dire Avevamo applaudito anche se io, devo dire, un po’ ci tengo, è una mia debolezza, mi perdonerete, non avevo applaudito.
Dopo aveva parlato Laura Boldrini, che dev’essere stata presidente della Camera e che io, non avendola mai sentita parlare non mi aspettavo niente di particolare e non so, io forse politicamente ero un po’ ingenuo mi aveva colpito moltissimo una frase, di Laura Boldini, quando aveva detto «io questo libro l’ho letto con gli occhi di una persona veramente giovane, nel suo ruolo politico, una cittadina consapevole che la società però l’ha sempre osservata con attenzione perché ci ha lavorato dentro» e aveva calcato in un modo, la Boldrini, su ci ha lavorato dentro, che io ho pensato “Mo mama”. Dopo era andata avanti ancora un po’ (in tutto 20 minuti e 30 secondi), la Boldrini, alzando spesso la voce e dicendo varie cose che io, che ero politicamente un po’ impreparato, e non ero né tanto giovane né tanto attento, nonostante l’incitamento di Cianuro di stare attento, non avevo capito moltissimo e poi dopo di lei aveva parlato Walter Veltroni che aveva parlato per 29 minuti e 42 secondi e quello che aveva detto, non l’avevo mica ascoltato, non per cattiveria, per via del fatto che uno che è stato segretario di una cellula della Federazione Italiana Giovani Comunisti, e consigliere comunale del Partito Comunista Italiano, e deputato nazionale del Partito Comunista Italiano, e responsabile della propaganda del Partito Comunista Italiano, e membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano, e che dopo, quando il comunismo è fallito e il Partito Comunista Italiano ha cambiato nome dice di non esser mai stato comunista, io non so, ma cosa volete ascoltarlo, uno così, cosa volete che possa dire, di sensato?
E, non che sia importante, ma io, lì, mi ero rimesso a leggere Guerra e pace, intanto che aspettavo che finisse questa celebre presentazione e che potessi andar via».

E se ci sono delle reti, sono unificate

domenica 28 Gennaio 2018

Ho saputo l’altro giorno che le principali reti televisive italiane manderanno sabato un documentario di Walter Veltroni a rete unificate e, non so come mai, mi è venuto in mente un pezzetto che c’è in un libro che ho scritto io che si chiama Siamo buoni se siamo buoni, il libro, e il pezzetto parla della presentazione di un libro di Walter Veltroni alla libreria Feltrinelli di Parma. Fa così:
«Il libro che presentavano alla Feltrinelli di Parma era il libro Se noi domani, di Walter Veltroni, che era un libro che a me, devo confessare, non interessava molto, ero lì perché Cianuro mi aveva chiesto di esserci e di Veltroni io non sapevo tantissimo, sapevo solo che era un comunista che, dopo essere stato segretario di una cellula della Federazione Italiana Giovani Comunisti, dopo esser stato consigliere comunale del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato deputato nazionale del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato responsabile della propaganda del Partito Comunista Italiano, dopo esser stato membro del comitato centrale del Partito Comunista Italiano, e dopo essere stato direttore dell’Unità, organo di stampa del Partito Comunista Italiano, fondato dal noto comunista italiano Antonio Gramsci, lui, Veltroni, dopo che erano crollati i regimi comunisti e, con loro, il muro di Berlino, Veltroni aveva dichiarato che lui non era mai stato comunista.
Allora lì, all’inizio di quella presentazione, io avevo pensato che se avessi dovuto fargli una domanda, a Veltroni, che poteva succede che alla fine della presentazione dicevano «Avete delle domande?», be’ io gli avrei chiesto, a Veltroni, «Ma davvero lei pensa che noi ci abbiamo creduto, quando ha detto di non essere mai stato comunista?».
Solo che io non ero mica lì per far delle domande ero lì in un certo senso in incognito e dovevo stare attento a tutto e allora ho ascoltato e il primo che ha parlato era uno che si chiamava Chiamparino che io, nella mia ingenuità, pensavo che Chiampiarino avrebbe chiesto a Veltroni «Ma davvero tu pensi che loro ci credono, quando dici di non essere mai stato comunista?», invece Chiamparino, che aveva parlato per 10 minuti e 25 secondi (mi ero segnato questi tempi per via che Cianuro mi aveva detto di stare attento a tutto), e aveva detto delle cose che io, che eran trent’anni che non andavo a votare ero un po’ digiuno, di politica, le avevo capite non tanto bene, parlava di sinistra, diceva che si tiravano dei rigori col portiere legato, e andavano a finire sul palo, diceva «Noi siamo parte della soluzione ma siamo parte anche del problema» non è il caso di dilungarmi ma proprio non si capiva mica tanto bene, secondo me, passiamo a Epifani. Continua a leggere »

Subito non ci credevo

domenica 22 Luglio 2012

Mi han detto che a sostituire Romano Battaglia, alla Versiliana, a condurre gli incontri pomeridiani che ci son lì per i turisti, da quest’anno c’è Walter Veltroni. Io non ci credevo, ci sono andato a guardare, è proprio vero, c’è Walter Veltroni (clic).

I clown

giovedì 13 Maggio 2010

Alle 18 e 20 c’è un signore che si alza e dice «Tutte le volte che uno si siede, arriva qualcuno gli chiede di sedersi al suo posto». Avrà settant’anni, e un impermeabile nero sopra una maglietta bianca con il disegno di una donna che balla e sotto scritto: Rio de Janeiro. Ha la pancia gonfia, prominente, di una tondezza che colpisce. Ha lasciato il posto a un signore della sua età, un impermeabile chiaro, i capelli grigi, i baffi grigi, il bastone, che si volta e gli dice «Se le dà fastidio, torni qua». «No no», dice Rio de Janeiro, e fa per aprire un’altra sedia, di quelle pieghevoli, ma non la apre, è caduta la seduta ma le gambe son rimaste chiuse. La sedia non si sa perché resta in piedi, è appoggiata a qualcosa che dal mio posto non riesco a vedere. Mi passa davanti qualcuno, si spande nell’aria profumo di dopobarba. Si sente un colpo. Mi volto, Rio de Janeiro è per terra a gambe levate. Letteralmente a gambe levate, la schiena per terra e le gambe per aria. Sta fermo, i pugni stretti al petto, e non dice niente. Lo aiutano a alzarsi. «Vuole qualcosa da bere?» gli chiedono. «No no, – dice Rio de Janeiro, – sto bene, sto bene, son queste sedie. Si vede che non mi ha retto». La direttrice della libreria gli dice «Si sieda pure, ma non si dondoli». La mia vicina mi guarda mi dice «Noi siamo gli unici che sappiamo come sono andate le cose».
Alle 18 e 25 arriva Veltroni. Ha una giacca blu, una camicia azzurra, dei pantaloni grigi e un maglione di un colore che non saprei. Lo chiedo alla mia vicina, lei mi dice «Voi uomini queste cose non le sapete, si chiama Pavone. O Blu cobalto. Ma il nome che gli danno adesso è Pavone».
Ci sono 90 posti a sedere, quasi tutti occupati.
Di fianco a Veltroni e Pierdamiano Ori, che lo presenta, sul muro nudo di mattoni, si riconosce l’architettura della ex chiesa, coi tabernacoli scavati che uno si immagina che dentro ci fossero delle reliquie. Loro sono seduti più in alto, di noi, in quello che deve essere stato il pulpito. Alle loro spalle, al di là delle vetrate, si vede il mercato di via delle Peschierie vecchie, con la gente che passa e qualcuno ogni tanto ci guarda da fuori e sembra stupito. Continua a leggere »