venerdì 11 Ottobre 2019
Mi permetterò un commento banale: è curioso come gli uomini, che abitano per così breve tempo un mondo estraneo e crudele, si affannino a infliggersi tanta infelicità.
[W. Somerset Maugham, Una donna di mondo e altri racconti, traduzione di Simona Sollai, Milano, Adelphi 2017, p. 77]
mercoledì 9 Ottobre 2019
«Ah, come mi piacciono i bei gialli» disse Mrs Bulfinch. «Datemi una gran dama tutta ingioiellata, in abito da sera, sdraiata sul pavimento della biblioteca con un pugnale nel cuore».
[W. Somerset Maugham, Una donna di mondo e altri racconti, traduzione di Simona Sollai, Milano, Adelphi 2017, p. 45]
sabato 13 Ottobre 2018
Le persone, in genere, amano parlare di sé, e io rimango turbato quando qualcuno mi dice cose che a mio avviso avrebbe fatto meglio a tenere per sé. Preferisco indovinarli, i segreti dei loro cuori. Non sono in grado di prendere la gente per come si mostra e non sono facilmente impressionabile. Non sono capace di venerazione. Sono più incline a ridere degli altri, che a rispettarli.
[W. Somerset Maugham, Alcuni romanzieri che ho conosciuto, in Lo spirito errabondo, traduzione di Gianni Pannofino, Milano, Adelphi 2018, pp. 218]
martedì 25 Settembre 2018
L’autore dei polizieschi non può dire, come quel noioso antico romano, che nulla di umano gli è estraneo; tutto gli è estraneo, tranne l’omicidio. È questo, naturalmente, il più umano dei delitti, perché immagino che a tutti sia capitato qualche volta di contemplarlo e di esserne stati distolti solo dal timore della pena o dalla paura (probabilmente infondata) del rimorso. L’assassino, invece, si è assunto il rischio davanti a cui noi abbiamo esitato, e la prospettiva della forca incombe sulle sue azioni con truce evidenza.
[W. Somerset Maugham, Declino e caduta del genere poliziesco, in Lo spirito errabondo, traduzione di Gianni Pannofino, Milano, Adelphi 2018, pp. 110-111]
mercoledì 19 Settembre 2018
È evidente che se l’assassino viene ritratto sin dall’inizio come una figura odiosa, per quanti falsi indizi si possano trovare disseminati lungo il cammino, i sospetti ricadranno immediatamente su di lui, e la storia finirà prima ancora di cominciare. Gli autori cercano talvolta di eludere la difficoltà rendendo odiosi tutti o quasi i personaggi, così che il lettore abbia da scegliere. Non sono convinto che sia una buona soluzione.
[W. Somerset Maugham, Declino e caduta del genere poliziesco, in Lo spirito errabondo, traduzione di Gianni Pannofino, Milano, Adelphi 2018, pp. 114-115]
domenica 7 Giugno 2015
«C’è una storia che ti devo raccontare».
Ecco, ci mancava.
«Preferirei che mi parlassi di te, piuttosto» risposi. «O di me, se vuoi».
«Sì, ma questa devo proprio raccontartela. Penso che potrebbe tornarti utile».
«Be’, se è indispensabile… Ma prima diamo un’occhiata al menu».
«Ma come, non ti interessa?» disse lei, un po’ delusa. «Pensavo ti avrebbe fatto piacere».
«Poteva andarmi peggio: pensa se tu avessi scritto una commedia e me la volessi leggere».
«È una vicenda capitata a degli amici. È verissima».
«Non è una credenziale. Una storia vera è sempre meno vera di una inventata».
«Che cosa vuol dire?».
«Niente, in fondo» ammisi. «Ma mi pareva che suonasse bene».
[W. Somerset Maugham, Storie ciniche, traduzione di Vanni Bianconi, Milano, Adelphi 2015, pp. 119]
sabato 6 Giugno 2015
Quindi il segretario particolare invitò Madame Saladin e la nipote a una cena dove avrebbero potuto fare la conoscenza del senatore, il quale a sua volta avrebbe avuto modo di giudicare se Mademoiselle Lisette fosse effettivamente idonea per il grande schermo. Madame Saladin rispose che avrebbe chiesto alla nipote, ma che per quanto la riguardava la proposta sembrava ragionevole.
Quando Madame Saladin riferì l’invito a Lisette, precisando rango, rispettabilità e importanza del generoso ospite, la giovane scrollò le belle spalle con aria sdegnosa.
«Cette vielle carpe» fu il suo commento, la cui traduzione, non proprio letterale, sarebbe: «Quel pesce lesso».
«Cosa importa se è un pesce lesso, se ti offre la parte?» chiese Madame Saladin.
«Et ta soeur» disse Lisette.
Quest’espressione, che significa «tua sorella» e suona del tutto innocua e perfino incongrua, è di fatto un tantino volgare e viene utilizzata dalla fanciulle beneducate solo come frase a effetto. Esprime la più veemente incredulità, e l’unica traduzione esatta nel parlar materno è troppo volgare per la mia casta penna.
[W. Somerset Maugham, Storie ciniche, traduzione di Vanni Bianconi, Milano, Adelphi 2015, pp. 60-61]