mercoledì 26 Ottobre 2022

Gli oggetti di Archipov vengono prevalentemente da un momento, la fine della perestrojka, e da un posto, l’Unione Sovietica, in cui non si trovava niente, e allora non si buttava
via niente, tutto era diventato prezioso, fino a delle conseguenze anche estreme, come il caso di Alexei Titov, nella cui famiglia c’era un collie, Gerda, che era molto brava, e
non aveva mai fatto male a nessuno, ma alla quale a un certo punto misero la museruola perché il padre di Titov «Non riusciva a buttare via i vecchi stivali di mia madre, che dopo dieci anni si erano rotti. Mio padre se li è rigirati tra le mani e ha detto: Un cuoio così buono! È un peccato buttarlo via».
[La prossima settimana, su Repubblica (non so ancora esattamente quando) parlo del posto meno ecologico in cui ho vissuto, la Russia, e di quello più ecologico, la Russia]

martedì 7 Agosto 2018

Svetlana Evgenevič. Mosca 1994
Racconta il marito, Pëtr Evgenevič: È un semplice astuccio per le matite. Le matite vanno qui, le penne qui e qui, non so, i cartoncini con le figure e le lettere. L’ha fatto mia moglie con una normale macchina da cucire. Ma il materiale è ottimo, molto semplice, si è infilata i ditale e l’ha cucito.
Cartone, Elastico, filo.
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia post sovietica, traduzione Ada Arduini, Gioia Guerzoni, Milano, Isbn 2007, p. 203]

giovedì 18 Maggio 2017

A quarantotto anni ho avuto il mio primo infarto, tre anni dopo il secondo e poi, parecchi anni dopo il terzo. Be’, tre infarti, tutti e tre per colpa del lavoro. Facevo il capo laboratorio e dovevo affrontare situazioni stressanti ogni giorno. Otto anni fa mi hanno ufficialmente dichiarato invalido. Adesso ne ho cinquantanove. Non riceviamo assistenza economica da nessuno, a parte una piccola pensione. Così per vivere devo guadagnare qualcosa. Sono un vecchio radioamatore, qui ho un sacco di roba vecchia, che mi è rimasta da allora. Finirà quasi tutto in discarica perché a nessuno dei miei parenti interessa ereditarla. Quello che è rimasto è diviso in parti. Questo contenitore ce l’ho da una vita. Le parti piccole vanno qui e le altre qui, ogni cosa va infilata nel suo scomparto. I transistor, i resistori, i condensatori, i diodi, tutti quegli affarini piccoli. Soprattutto perché se c’è qualcosa che non va non ci vuole molto per sostituirlo. Ci appiccichi sopra una scatoletta nuova e non ti costa niente. Quando si consuma ne fai uno nuovo. Basta un po’ di colla normale e ce l’attacchi. Ma la cosa più importante è che è economico.
Scatolette di fiammiferi, colla.
[Konstantin Kiseljov, in Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia post sovietica, traduzione Ada Arduini, Gioia Guerzoni, Milano, Isbn 2007, p. 233]


martedì 16 Maggio 2017

Ho fatto questo giocattolo quando Mitka era piccolo, avrà avuto sei o sette anni. Aveva la polmonite, stava molto male e io volevo fare qualcosa per distrarlo, perché si divertisse un po’. Ero a casa con lui e lo aiutavo a disegnare automobili e navi, poi mi è venuto in mente che, quando facevo il militare in Germania, su una rivista tedesca avevo visto una piccola locomotiva fatta con lattine e coperchi vari. A casa avevamo un sacco di quella roba, così l’ho ammucchiata tutta davanti a Mitka e abbiamo incominciato a costruire la locomotiva. Sono andato molto lentamente, apposta, e l’abbiamo finita nel giro di una settimana.
Lattina di birra, barattolo di tè, sottobicchiere, contenitori per rullini, tappi di bottiglie, legno, righello, cannucce.
[Aleksandr Čebotarjov, in Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia post sovietica, traduzione Ada Arduini, Gioia Guerzoni, Milano, Isbn 2007, p. 233]


domenica 14 Dicembre 2014

Abbiamo costruito questa antenna copiando le dimensioni consigliate sulla rivista Radio. Ma si sa che i risuonatori sono fondamentali: in questo caso per migliorare la ricezione abbiamo usato delle forchette. Penso che funzionasse molto bene e l’effetto si è notato fin dall’inizio. Tutti volevano seguire in particolare modo i programmi da San Pietroburgo. Mia madre teneva le forchette in un armadio: le aveva comprate quando il paese era allo sbando e nei negozi vendevano soltanto quelle. E non erano nemmeno di un materiale di qualità, ma per l’atenna andavano benissimo.
Forchette di alluminio, rivetti, asta di alluminio, base di ventilatore, connessione a vite.
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia post sovietica, traduzione Ada Arduini, Gioia Guerzoni, Milano, Isbn 2007, p. 151]

martedì 11 Febbraio 2014

Sai, è per metterci i fiori ed è impermeabile. Il buco è come quelli in fondo ai vasi da fiori, così l’acqua in eccesso cola fuori, nel piattino o fuori, intorno. Ci puoi anche piantare qualcosa. È stata mia moglie a farlo. Ha trovato un vecchio disco che non voleva nessuno e che ormai era consumato. L’ha fatto poco tempo fa.
Mosca, 1997
[Vladimir Archipov, Design del popolo (220 invenzioni della Russia post-sovietica), traduzione Ada Arduini, Gioia Guerzoni, Milano, Isbn 2007, p. 201]

venerdì 28 Giugno 2013

Questo affare risale al periodo in cui i negozi erano vuoti, all’inizio della Perestrojka, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta. Il mio vecchio sturalavandini si era rotto e per un motivo o per l’altro ne avevo bisogno. Sono andato a cercarlo nei negozi, ma non c’era niente, figuriamoci uno sturalavandini! Così una volta l’ho chiesto in prestito ai vicini, ma poi non me la sono più sentita di disturbarli per una cosa del genere… di sicuro potevo farmene uno, no? Mia figlia aveva un pallone di gomma bucato: l’ho tagliato a metà e l’ho fissato alla gamba di uno sgabello, di quelle che si avvitano, si rompevano sempre e ho trovato una gamba da qualche parte… Ho usato lo sturalavandini soltanto un paio di volte, poi ne ho comprato uno.
(Aleksandr Čebureev, Kolomna 1990 – Pallone di gomma, gamba di sgabello, vite)
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia postsovietica, Milano, Isbn 2007, p. 106]

domenica 3 Marzo 2013

Abbiamo costruito questa antenna copiando le dimensioni consigliate sulla rivista Radio. Ma si sa che i risonatori sono fondamentali: in questo caso per migliorare la ricezione abbiamo usato delle forchette. Penso che funzionasse molto bene e l’effetto si è notato fin dall’inizio. Tutti volevano seguire in particolar modo i programmi da San Pietroburgo. Mia madre teneva le forchette in un armadio: le aveva comprate quando il paese era allo sbando e nei negozi vendevano soltanto quelle. E non erano nemmeno di un materiale di qualità, ma per l’antenna andavano benissimo.
(Vasilij Archipov, Kolomna – Forchette di alluminio, rivetti, asta di alluminio, base di ventilatore, connessione a vite)
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia postsovietica, Milano, Isbn 2007, p. 151]

giovedì 28 Febbraio 2013

Racconta il figlio: Questa trapunta simboleggia una parte consistente della nostra vita di famiglia, proprio come nell’Asia centrale e in Oriente dove i tappeti rivestivano lo stesso ruolo dei libri, della letteratura, con ricami che raffiguravano le tradizioni familiari e le leggende. Le storie, ad esempio sulla guerra, venivano narrate tramite oggetti e ornamenti. Questa trapunta si rifà a tradizioni antiche cercando però di mettersi al passo con la cultura moderna, ed è fatta con vari pezzi cuciti insieme: il cappotto di mia nonna, un maglione di mio fratello, la giacca di papà e scampoli di altre stoffe, anch’essi con una storia… c’è un’aura significativa in tutto questo, be’ almeno per me.
Mia madre mi ha regalato la trapunta, le avevo chiesto io di farmela. Guardi un pezzo di stoffa e pensi a una cosa ne guardi un altro e pensi a qualcos’altro, è molto organico. Penso che gli oggetti conservino l’aura del loro possessore, di una persona che magari non è più con noi; gli oggetti contengono informazioni, ce le offrono, ed entrano in armonia con altre persone. Credo che abbiano una vita indipendente e che anche noi dovremmo entrare in armonia con loro e trattarli con grande cura affinché ci restituiscano il favore.
(Galina Svistakova, Rjazan’ – Pezzi di cappotto, giacca, maglione e altre stoffe, filo)
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia postsovietica, Milano, Isbn 2007, p. 170]

martedì 26 Febbraio 2013

L’ho costruito però non sono riuscito a farlo funzionare. Credevo di farcela, ma evidentemente da qualche parte c’era qualcosa che non andava… con questo spruzzatore e il tappo di un aerosol non si può nebulizzare l’acqua. Niente. Non so perché. L’ho costruito parecchio tempo fa, quando gli scaffali dei negozi erano vuoti. Dev’essere stato più o meno nel 1990. Non ricordo perché mi serviva, ma dev’essere stato per qualcosa, altrimenti non l’avrei fatto.
(Valentin Plitkin, Rjazan’ – Ugello per aerosol, clistere)
[Vladimir Archipov, Design del popolo. 220 invenzioni della Russia postsovietica, Milano, Isbn 2007, p. 170]