Sempre e mai
L’arte è sempre stata indipendente dalla vita, e nel suo colore non si riflette mai il colore della bandiera che sventola sulla cittadella del potere.
Viktor Šklovskij, La mossa del cavallo (la foto viene da qui clic)
L’arte è sempre stata indipendente dalla vita, e nel suo colore non si riflette mai il colore della bandiera che sventola sulla cittadella del potere.
Viktor Šklovskij, La mossa del cavallo (la foto viene da qui clic)
L’uomo, dice Šklovskij, è così occupato dalla vita che si dimentica di viverla. Dice sempre Domani, domani. E questa è la vera morte, dice Śklovskij. Ecco. Buongiorno.
Lunedì 18 maggio,
a Bologna,
alla Modo Infoshop,
in via Mascarella 24/b,
alle ore 19,
prima parte (di tre)
della lettura integrale di
Zoo o lettere non d’amore
di Viktor Šklovskij,
nella traduzione di Maria Zalambani
«Perché danzare sulla corda e fare per giunta una riverenza ogni quattro passi?». Questa l’opinione di Saltykov-Ščedrin sulla poesia.
[Viktor Šklovksij, Rapporti tra gli artifici della costruzione della trama e i comuni artifici stilistici, in Una teoria della prosa, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Garzanti 1974, p. 35]
Nel 1915 sulla rivista «Vzjal» Chlèbnikov pubblicò delle proposte piene di ironico buon senso. Velimir suggeriva di numerare i pensieri generici come paragrafi o articoli di un codice di leggi. Sarebbe stato meraviglioso.
«Sessantanove», mi avrebebro gridato dal Na postù e avrebbe indicato qualcosa di sgradevole. «Centoventi» avrei risposto io per risparmiare tempo.
[Viktor Šklovksij, Il punteggio di Amburgo, traduzione di Maria Olsoufieva, Bari,De Donato 1969, p. 54]
A questo punto devo arrestarmi, o meglio, devo chiarire i miei dubbi: perché ciò che gli artisti russi di sinistra hanno scoperto cinquanta anni fa, adesso è quasi diventata l’arte ufficiale d’America.
/…/
Ogni epoca ha il suo senso.
In Russia molti teorici del primo quarto di questo secolo cercarono di passare dall’astratto al concreto, dalla lingua transmentale alla teoria del soggetto, alla storia, all’intelligenza del significato, fino ad assoggettare al significato tutti gli elementi costitutivi dell’opera.
Ora invece ci si sforza d’allontanarsi dal fatto più importante dell’arte, dalla conoscenza del mondo, che dell’arte è la linfa vitale. E tutti i segni diventano incomprensibili se non fanno da semaforo alla vita dell’uomo nell’universo.
L’arte astratta dopo cinquanta anni, dopo la rivoluzione d’Ottobre, dopo il crollo del colonialismo, dopo i voli cosmici, e mentre si svolgono le consultazioni per il disarmo, rappresenta in generale l’uscita dal figurativismo, dall’esercizio semantico.
È interessante notare che i rotocalchi americani a colori sono semplicemente variopinti. Gli editori, quando stampano i quadri (lo si avverte molto nelle riproduzioni dei vecchi maestri) non rettificano i colori, li danno nell’irragionevole miscuglio di un cartellone pubblicitario. Lo stesso si può dire anche delle scatolette di conserva di cui tutti si nutrono. Brillano e odorano di lacca, e ciò che doveva essere arte s’è sfaldato nei ricordi dell’astrattismo. Ciò che era strada, ricerca, ciò per cui si faceva la fame, si è trasformato in una moda e nelle mistura di colori di una cravatta.
[Viktor Šklovksij, C’era una volta, cit., pp. 168, 169]
Dostoevskij, Jerome K. Jerome e Merežkovksij dicevano tutti che socialismo equivale a noia.
In qualità di testimone oculare, lo nego.
[Viktor Šklovksij, Il punteggio di Amburgo, p. 55]
Velimir proponeva anche di costruire delle case con strutture di ferro e con cassetti di vetro trasportabili. Ognuno avrebbe avuto diritto a una certa cubatura di una casa di una città qualsiasi.
È pensata bene.
La casa, la stabilità di residenza, il destino sono visti con il segno negativo.
Non c’è nulla di più malinconico del destino.
In campagna, se chiedete alla gente il nome del villaggio più vicino, sepsso vi rispondono che non lo sanno, soprattutto le donne.
Il destino li ha fissati alla casa con il muggito di una mucca.
Prima della rivoluzione vivevano incatenati al destino come malinconiche spugne greche sul fondo del mare.
Nasci e ti fissi. Per caso t’imbatti in una professione e ne ricavi i mezzi per vivere. Poeti mirabili sono vissuti in mezzo a impiegati del Sinodo e ad agenti delle assicurazioni.
Nella società capitalistica una cosa avvincente come il destino umano è organizzata in maniera mostruosa.
[Viktor Šklovksij, Il punteggio di Amburgo, cit., p. 54]