Tre parole italiane
Come in Pulvis et umbra di Antonio Manzini, anche nel libro di Velibor Čolić Manuale d’esilio ho trovato l’articolo gli davanti a pneumatici (a pag. 31: «Il mio animo è un lupo solitario che morde gli pneumatici delle vostre automobili di lusso», la traduzione è di Ileana Zagaglia).
A me questa cosa trasmette l’idea di una lingua scritta distante, e superiore, più raffinata, rispetto alla lingua parlata, che è un’idea che mi sembra sbagliata, triste, e molto diffusa nelle redazioni di alcune case editrici, pazienza.
E anche qui, come in Pulvis et umbra, di Antonio Manzini, ho trovato che si usa la parola Intonso per dire intatto (qui «Due cartoline di Zagabria intonse», in Manzini «Il letto intonso»).
Anch’io pensavo che volesse dire intatto, poi uno dei partecipanti al Repertorio dei matti della città di Genova mi ha fatto notare che intonso significa «Che ha i capelli e la barba lunghi e folti, non tosato», oppure, di un libro, «che ha i fogli non ancora tagliati», oppure, di una ragazza, «illibata».
E allora, da allora, se devo dire Intatto, faccio l’originale, dico Intatto.