Una quarta di copertina
[Esce a metà novembre (cliccare sull’immagine per ingrandire)]
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Allora parlare di questi tre signori, e di questi tre racconti, è una cosa difficilissima, secondo me, e la cosa migliore che posso fare, forse, è non dire niente e rimandare direttamente alla lettura, che questi tre racconti, tra l’altro, hanno un pregio evidente, che sono racconti di tre grandi scrittori russi dell’ottocento che fanno meno paura di come fanno paura di solito gli scrittori russi dell’ottocento. Perché, come scrive Peter Bichsel, «Tutti noi abbiamo vissuto momenti di disperazione di fronte alle prime pagine dei grandi romanzi russi, quando non capivamo chi fosse lo zio e chi il fratello e se la zia fosse la moglie dello zio e se fosse il fratello o l’amico a essere innamorato della figlia e di chi fosse figlia la figlia»[1].
Ecco, qui non ci sono grandi famiglie, non ci sono nomi e patronimici, ci sono dei matti che son, quasi tutti, forse, degli uomini soli.
[1] Peter Bichsel, Il lettore, il narrare, traduzione di Anna Ruchat, Bologna, Comma 22 2012, p. 37
E tutto questo succede, credo, perché la gente si immagina che il cervello si trovi nella testa; no ve’: lo porta il vento dalle parti del Mar Caspio.
[Nikolaj Gogol’, Memorie di un pazzo]
Giovedì 4 dicembre,
a Roma,
alla librerià Giufà,
in via degli Aurunci 38,
alle ore 21:
Gogol’ Dostoevskij Tolstoj,
Tre matti
Tre matti mette insieme tre racconti, uno di Gogol’, che si intitola Memorie di un pazzo, è del 1835 e comincia così: «In data odierna è successo un fatto straordinario», uno di Dostoevskij, che si intitola Sogno di un uomo ridicolo, è del 1877 e comincia così: «Io sono un uomo ridicolo. Adesso dicono che sono un pazzo. Sarebbe una promozione, se non fossi, per loro, lo stesso uomo ridicolo di prima», uno di Tolstoj, che è del 1883 e si intitola Memorie di un pazzo e comincia così: «Oggi mi hanno portato a testimoniare alla direzione di governatorato, e avevano vari pareri. Han litigato e alla fine han deciso che non sono pazzo». Sono tre racconti che quando uno li legge, se ha uno spirito, per così dire, predisposto, ce ne sono dei pezzi che restan con lui poi per tutta la vita, come quella frase che dice «E tutto questo succede, credo, perché la gente si immagina che il cervello si trovi nella testa; no ve’: lo porta il vento dalle parti del Mar Caspio». E sono tre racconti strani anche per il fatto di essere tre racconti dell’ottocento scritti in una lingua perfettamente comprensibile. Un fatto straordinario, verrebbe da dire.
[Gogol’, Dostoevkij, Tolstoj, Tre matti, scheda per i promotori, esce a novembre per Marcos y Marcos]