Ecco
[Grazie a Angelo]
Per esempio, abbiamo un’intervista in cui Totò parla della comicità come di un sale che «frizza sulle piaghe» del pubblico, e dell’attore comico come di un «giudice istruttore» e persino di un carnefice; in un’altra, dice di voler far «patire di piacere» gli spettatori. È come se ci fosse sempre un fondo di inquietudine nella sua comicità, le risate che suscita non sono mai consolatorie. I vari De Feo, Franci, Ramperti che lo avevano visto a teatro, ancora molti anni dopo ricordavano l’impatto della prima volta: dicevano d’esserci quasi rimasti male, perché si aspettavano di ridere e invece si trovavano davanti un’apparizione spettrale.
[Totò, un comico per tutte le stagioni, intervista di Gabriele Gimmelli a Alberto Anile, da doppiozero (clic) l’immagine è di Umberto Onorato]
Totò, umile comparsa vestito da soldato napoleonico, irrompe per sbaglio nello studio dove si sta girando un film ambientato nella Roma imperiale, proprio nel bel mezzo della scena, rovinando completamente la ripresa.
Il regista, imbestialito: «Chi è quell’imbecille?»
«Sono io»
[Piergiorgio Bellocchio, Alfonso Berardinelli, Diario. 1985-1993, cit., p. 8]