Un’altra cosa
È noto a chiunque abbia studiato un po’ di letteratura russa che Lev Tolstoj, quando, nel 1860, ha cominciato a lavorare al romanzo che sarebbe diventato Guerra e pace, avrebbe voluto scrivere un romanzo sulla rivoluzione dei decabristi del 1825. Sembra però che si sia poi accorto che quella vicenda era troppo vicina nel tempo; eran passati solo 35 anni, erano troppo pochi, per ricavare, da fatti di attualità, materia romanzesca, e Tolstoj alla fine, ha cominciato il suo romanzo nel 1805.
Ecco, se prendiamo per generale questa regola che sembra abbia guidato Tolstoj, verrebbe da dire che un tema, per diventare tema letterario, ha bisogno di star lì, a decantare, per dei decennni. Questa cosa, se fosse vera, farebbe, della letteratura, e in particolare della lettetura contemporanea, la meno contemporanea delle arti contemporanee, cosa che spiegherebbe, in parte, l’indifferenza del grande pubblico rispetto a romanzi che poi, decenni dopo, una volta morto l’autore, avranno magari un grandissimo successo, ma che intanto, mentre l’autore è vivo, vengono considerati da pochissimi, e da quei pochi spesso con sospetto, forse proprio perché parte di un insieme, la letteratura contemporanea, che già con la sua sola presenza sembra indicare una specie di anacronismo, di incomprensibile contraddizione. Continua a leggere »