Una specie di travestimento

mercoledì 18 Aprile 2012

«Cè’ qualcosa nelle nostre vite singolari, cioè nelle vite che ognuno di noi normalmente fa tutti i giorni, che per sua virtù propria ha il potere di sbalestrare qualsiasi discorso», scrive Ugo Cornia nel prologo di un memorabile libretto di Alfredo Gianolio che si intitola Vite sbobinate. «Nei fatti noi, – continua Ugo, – quasi tutti, non siamo altro che delle collezioni ambulanti, una collezione di cose in bilico dove ci sta dentro un po’ di tutto, un po’ di prati, pioppeti, lavori, hobby, nuvole, carriole del nonno, automobili, mamme».
Non so bene perché, ma a leggere La sponda dell’utopia, di Tom Stoppard, appena pubblicato da Sellerio per la traduzione di Marco Tullio Giordana e Marco Perisse, mi venivano in mente continuamente queste due frasi di Ugo, forse perché Stoppard, nelle tre parti che compongono il libro, Viaggio (dal 1833 al 1844) Naufragio (dal 1846 al 1852) e Salvataggio (dal 1853 al 1868) è come se srotolasse e giustapponesse le vite di quattro personaggi principali, Michail Bakunin, Vissarion Belinskij, Aleksandr Herzen e Ivan Turgenev, e di innumerevoli personaggi che vien da definire secondari anche se, tra di loro, ce se sono alcuni, come Puškin, Gogol’ o Marx, che, visti dal nostro punto di vista, di secondario hanno poco, ma Stoppard li mette in scena da vivi, quando ancora non erano, del tutto, Puškin, Gogol’ o Marx, e allora succede per esempio di sentire Marx che chiede a Turgenev «Lei è uno scrittore. Pensa che ci sia qualcosa di bizzarro nel dire “lo spettro del Comunismo?”. Non vorrei che suonasse come se il comunismo fosse morto». Continua a leggere »

Lo spettro

giovedì 12 Aprile 2012

Marx (a Turgenev): Lei è uno scrittore. Pensa che ci sia qualcosa di bizzarro nel dire «lo spettro del Comunismo?». Non vorrei che suonasse come se il comunismo fosse morto.

[Tom Stoppard, La sponda dell’utopia, p. 191]

Dove sono le foche a tirare pesci al pubblico

venerdì 6 Aprile 2012

BAKUNIN Belinskij! Herzen dice che la tua lettera a Gogol’ è l’opera di un genio, la definisce il tuo testamento.

BELINSKIJ Non suona incoraggiante.

BAKUNIN Senti, perché tornare in Russia? La polizia ha una cella pronta tutta per te.

NATALIJA Basta!

BAKUNIN Fai venire tua moglie e tua figlia a Parigi. Pensaci, potresti pubblicare senza alcuna censura.

BELINSKIJ Quanto basta per scoraggiare chiunque.

BAKUNIN Ma che dici? Potresti pubblicare la lettera a Gogol’ e tutti la leggerebbero.

BELINSKIJ Non avrebbe alcun senso… In questo strepito di scribacchini e di celebrità… che riempiono ogni giorno le loro colonne di muggiti, piagnistei e starnazzi… come uno zoo dove sono le foche a tirare pesci al pubblico. Nessuna serietà. In patria la gente guarda agli scrittori come ad autentici capi. Essere poeta o romanziere è un titolo che conta davvero. I miei articoli sono massacrati dalla censura, ma una settimana prima che esca Il Contemporaneo gli studenti girano attorno alla libreria Smirdin chiedendo continuamente se è arrivato… e poi li discutono nel cuore della notte, se li passano tra loro… Gli scrittori di qui pensano di godere del successo. Non hanno idea di cosa sia il successo. Dovrebbero fare gli scrittori in Russia. Se soltanto sapessero, farebbero armi e bagagli per Mosca e San Pietroburgo.

[Tom Stoppard, La sponda dell’utopia, traduzione di Marco Tullio Giordana e Marco Perisse, pp. 178-179]

Belinskij

mercoledì 4 Aprile 2012

No, il punto è che la domanda «come costruire un orologio» ha la stessa risposta per tutti. Tutti possiamo essere orologiai o astronomi. Ma se tutti vogliamo essere Puškin… se la questione è: come fare una poesia alla Puškin?

[Tom Stoppard, La sponda dell’utopia, tr. it. Marco Tullio Giordana e Marco Perisse, Palermo, Sellerio 2012, p. 53]