La comicità della Russia di Stoppard
Mi sembra che Vittorio Giacopini, su radio 3, a pagina 3, al mattino, abbia detto che io ho recensito negativamente il libro di Stoppard La sponda dell’utopia. Forse gli è sembrato così perché il sottotitolo dell’articolo che è stato pubblicato l’altro ieri sul foglio è Il viaggio quasi comico del drammaturgo Tom Stoppard nella Russia di Bakunin, di Herzen, di Belinskij e di Turgenev.
Il fatto che nel libro questi personaggi siano anche comici, per me, è un pregio, non un difetto, come mi sembrava si capisse anche dalla recensione (clic), che però è lunga e al mattino leggere tutto dev’esser difficile, forse, o forse il fatto che il libro mi è piaciuto molto non si capisce così chiaramente come sembrava a me.
Però è interessante, se capisco bene la questione, che la parola comico abbia sempre una valenza non dico negativa, ma quasi, che generi sempre dei sospetti, come se fosse un difetto, essere (anche) comici, per chi scrive dei libri, ammesso che capisca bene la questione, che è una cosa che non è per niente sicura.