Col filo a piombo in mano
Chi è quel genio che ci racconterà una leggenda più meravigliosa della favola prosaica, intitolata vita?
L’attuazione delle nostre percezioni del mondo sotto forma di spazio e tempo è l’unico fine della nostra arte plastica.
Non misuriamo il nostro lavoro col metro della bellezza, non lo pesiamo col peso della tenerezza e dei sentimenti.
Col filo a piombo in mano, con gli occhi infallibili come dominatori, con uno spirito esatto come un compasso noi edifichiamo la nostra opera come l’universo conforma la propria, come l’ingegnere costruisce i ponti, come il matematico elabora le formule delle orbite. Sappiamo che tutto ha una propria immagine essenziale: la sedia, il tavolo, la lampada, il telefono, il libro, la casa, l’uomo. Sono tutti mondi completi, coi loro ritmi e le loro orbite.
È per questo che nella creazione degli oggetti noi togliamo loro l’etichetta del proprietario, del tutto accidentale e posticcia, e lasciamo solo la realtà del ritmo e delle forze insite in essi.
[Naum Gabo, Antoine Pevsner, Manifesto del realismo, traduzione di Mario De Micheli, in Tipografia russa 1890-1930, Grafis, Casalecchio di Reno 1993, pp. 156-157]