lunedì 15 Maggio 2017

Lo scrittore Uksusov:
«Sulla città riluce la guglia dell’Ammiragliato, su cui si staglia la figura di un angelo di grandezza naturale».
Sempre lui:
«La capra strillò con voce disumana…».
[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, pp. 85-86]
venerdì 17 Giugno 2016

Dopo averlo letto, ho messo Taccuini, di Sergej Dovlatov, nella mia libreria, e mi sono accorto che di libri di Dovlatov in italiano ne ho ammucchiati, in questi anni, undici. Sono tutti pubblicati da Sellerio e tutti tradotti e curati da Laura Salmon, che credo vada ringraziata per essersi dedicata per così tanto tempo e con tanta cura all’introduzione e alla diffusione, in Italia, di un autore così popolare in Russia e così apparentemente semplice e così piacevolmente complicato; anche se questa volta, devo dire, con Taccuini, se si considera che il testo è di 185 pagine, e la nota del traduttore e la postfazione della Salmon ne prendono, di pagine, 124 (con un carattere più piccolo, e quindi il paratesto, in questo caso, coincide praticamente col testo), ho avuto l’impressione che abbia un po’ esagerato, con la cura, la Salmon, in questo caso, ma è questione di gusti, probabilmente, e io sono uno che, probabilmente, ho il difetto opposto, cioè che si cura pochissimo dei paratesti, o, meglio, se ne cura, ma li preferisce ridotti all’essenziale (quando scrivo dei libri, per esempio, la mia nota bio-bibliografica è quasi sempre così: «Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, abita a Casalecchio di Reno e scrive dei libri»). Ma non stiamo parlando di me, né di Casalecchio di Reno, stiamo parlando di Sergej Dovlatov e dei suoi libri e di questo Taccuini, in particolare, che è una raccolta degli appunti di Dovlatov a Leningrado tra il 1967 e il 1978 e a New York tra il 1979 e il 1990. Sono dei microracconti, numerati dall’1 al 496, per esempio (nella parte di Leningrado) il numero 25: «Charms diceva: “Il mio numero di telefono è semplice: 32.08. È facile da ricordare: trentadue denti e otto dita». Oppure il numero 48: «Per caso una volta incontro il poeta Aleksandr Škljarinskij con un giaccone d’importazione foderato di pelliccia. “Splendido giaccone” gli dico. “Sì, – dice Škljarinskij – me l’ha regalato Viktor Sosnora e io, in cambio, gli ho dato sessanta rubli». O, ancora, il numero 52: «All’instituito di Drammaturgia di Leningrado era accaduto che, al cospetto degli studenti, fosse intervenuto lo chansonnier francese Gilbert Bécaud. Terminato finalmente l’incontro, l’organizzatore si era rivolto agli studenti. “Fate le vostre domande”. Tutti tacevano. “Fate domande all’artista!”. Silenzio. Allora il poeta Eremin, che si trovava in sala, aveva gridato a tutta voce: “Quelle heure est il?” (Che ore sono?). Gilbert Bécaud aveva guardato l’orologio e aveva risposto gentilmente “Le cinque e mezza”. Non si era offeso». Continua a leggere »
lunedì 16 Maggio 2016

Lo scrittore Usukov:
«Sulla città riluce la guglia dell’Ammiragliato, sulla cui sommità si staglia la figura di un angelo di grandezza NATURALE».
[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, p. 164]
domenica 15 Maggio 2016

Brodskij diceva di amare la metafisica e i pettegolezzi.
E aggiungeva:
– Che in definitiva sono la stessa cosa.
[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, p. 164]
giovedì 12 Maggio 2016

Per caso una volta incontro il poeta Aleksandr Škliarinskij con un giaccone d’importazione foderato di pelliccia.
– Splendido giaccone, – gli dico.
– Sì, – dice Škliarinskij, – me l’ha regalato Viktor Sosnora e io, in cambio, gli ho dato sessanta rubli.
[Sergej Dovlatov, Taccuini, a cura di Laura Salmon, Palermo, Sellerio 2016, p. 30]
sabato 17 Settembre 2011

Ieri al crepuscolo sotto la pioggia alla stazione Primorskij una zingara mi ha dato da baciare le sue lunghe dita coperte di anelli. Mondo terribile.
[Aleksandr Blok, Taccuini, cit., p. 96]
domenica 10 Gennaio 2010
Andare in oca, ma non c’entra niente, a Parma significa incantarsi, perdersi nei propri pensieri, andare con la testa in una direzione indipendente da quello che ti succede intorno. Ecco. No niente. E poi non c’entra niente. Ma mi era venuto in mente che forse ci sono dei momenti, in un dato spazio, che nessuno è in oca. Per esempio, in una partita di calcio, quando stan tirando un calcio di rigore, è difficile che qualcuno vada in oca. Però magari il guardialinee dall’altra parte, ho pensato, se ha delle preoccupazioni. Ma chissà.