Gli aspetti quotidiani

giovedì 20 Agosto 2015

Nelle scuole filosofiche, in quella pitagorica in special modo – ma non solo, anche in quella eleatica e in altre organizzate a mo’ di confraternite-monasteri contemplativi –, l’educazione filosofica non tendeva tanto all’insegnamento dei dogmi filosofici predeterminati della scuola, quanto alla contemplazione attenta e profonda della vita, così da rendere all’anima «i giorni quando le era nuova ogni impressione della vita» affinché, come dopo un sonno ristoratore, la mente scorgesse con occhio non prevenuto e limpido l’immagine dorata dell’esistenza e, scortala, si stupisse, e, stupitasene, si meravigliasse,e, meravigliatasene, ne fosse estasiata, e, estasiata, vedesse non già i limiti esteriori dell’esistenza, non le sue fodere polverose, ma «la terraferma dell’abisso ubertoso», le inquietudini creative della vita, e ne sfiorasse gli aspetti quotidiani. Questa è la metafisica nella sua autentica e unica accezione possibile.

[Pavel Florenskij, Stupore e dialettica, traduzione di Claudia Zonghetti, Macerata, Quodlibet 2011, p. 55]

Florenskij

martedì 19 Luglio 2011

Non è dei simboli della realtà in quanto tale che narra il filosofo; egli mostra, bensì, quegli stessi simboli nel loro nascere dalla realtà. Egli non insegna, bensì esperisce la realtà al nostro cospetto. La dialettica è un esperimento ininterrotto sulla realtà per giungere nell’intimo dei suoi strati più profondi. Dice il Saggio: «Non si sazia l’occhio di guardare né mai l’orecchio è sazio di udire» (Ecclesiaste 1,8). La dialettica è la contemplazione mai paga della realtà e l’ascolto mai sazio della sua parola. Insinuandosi attraverso l’involucro della nostra soggettività, tra le pieghe ammorbanti del nostro spirito, il pensiero del filosofo è un pensiero vieppiù sperimentale, poiché lavora non sui simboli in quanto tali, ma tramite i simboli sulla realtà stessa.

[Pavel Florenskij, Stupore e dialettica, traduzione di Claudia Zonghetti, Macerata, Quodlibet 2011, p. 49]