Te

domenica 18 Ottobre 2015

Cesare Zavattini, Stricarm' in d'na parola

È un prato. Se ci cammini un secolo
non sei neanche all’inizio.
Cosa c’è?
Solo dei te.
Si vede qualcosa che viene avanti da lontano?
un fumo che a poco poco si fa uomo?
Vai verso di lui,
speri ancora una volta che sia un altro,
le scambierete ben due chiacchiere.
Sai invece chi è?
Sempre quel rompiballe di te.
Scappare è peggio, crescono,
dei nuvoloni.

[Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola (Stringermi in una parola). 50 poesie in dialetto, Milano, Bompiani 2006, p. 40]

Forse

mercoledì 14 Ottobre 2015

Cesare Zavattini, Stricarm' in d'na parola

Forse l’emozione più grande della mia vita
è stata una notte, c’era un’afa, un fermo,
come prima del terremoto,
Dio entrò nella mia camera impalpabilmente
e mi disse a te solo a te
faccio sapere che non esisto.

[Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola (Stringermi in una parola). 50 poesie in dialetto, Milano, Bompiani 2006, p. 56]

Autobiografia

sabato 21 Agosto 2010

zavattini

13-4-73
Vi racconterò la mia vita. Giuro sui miei figli che ho coscienza che non è più rilevante di quella di nessun altro, ma ormai non resisto alla tentazione, perché ho la speranza di trovarci dentro non so che pagina non so che anno, una grande sorpresa.

[Cesare Zavattini, Stricar’m in d’na parola, cit., p. 111]

Il cappello di paglia

martedì 10 Agosto 2010

zavatini

 

 

 

 

 

 

 

Una mi ha confessato: / mia madre si faceva (hai capito) / dal padrone del podere / dove eravamo mezzadri. / Lui diceva andiamo / in granaio a contare / i sacchi del frumentone. / Io correvo dietro alle faraone, / la zia faceva lo sfoglio, / di nostro padre / vedevo il cappello di paglia / in fondo alla piantata.

[Cesare Zavattini, Stricar’m in d’na parola, cit,. p. 8]

Dalle mie parti

lunedì 9 Agosto 2010

stricarm

Sembrano uccelli / la gente in bicicletta. / Appena il piede / tocca ancora la terra / torna in mente quello che avevamo voluto scordare. // Di quel fiore trasparente / chiamato “supiòn” / prati e prati ce ne sono. / Basta attraversi una lucertola / e si sfanno. / Ci sono stati? // Alzi la mano chi non si gratta mai i coglioni. / A me capita in primavera / se m’inoco a guardare / i maggiolini sbattere contro i lampioni. // Portano ancora il tabarro / dalle mie parti. / C’è un vecchio del Ricovero Buris-Lodigiani / che vi s’involta dentro fino agli occhi / come volesse dire / non voglio più vedere nessuno. // Frasi che ascoltavo da ragazzo / stanno succedendo proprio sulla mia pelle. / Mettiamo: questo pioppo / ci sarà che non ci sarò più io. // Se è grande il Po. / Chi s’incontra là / abbassa senza accorgersene la voce / e riconosce, / con un’ombra di malinconia / che siamo davvero uguali. […]

[Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola, cit., p. 5]

Chi passa di notte dal mio paese

sabato 7 Agosto 2010

stricarm

Chi passa di notte dal mio paese pensa
questi sono fuori di tutto, in un altro mondo.
Nessuno indovinerebbe
in tanto silenzio
che dieci che stavano proprio in queste case qui,
tanto giovani che sono ancora vivi madri e padri
li hanno impiccati
pochi giorni prima della pace.

[Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola, cit., p. 16]

Forse

venerdì 6 Agosto 2010

stricarm

Forse l’emozione più grande della mia vita
è stata una notte, c’era un’afa, un fermo,
come prima del terremoto,
Dio entrò nella mia camera impalpabilmente
e mi disse a te solo a te
faccio sapere che non esisto.

[Cesare Zavattini, Stricarm’ in d’na parola (Stringermi in una parola), Milano, Bompiani 2006, p. 56]