domenica 8 Aprile 2018
Rilascio delle interviste… all’ospedale: se mettete un registratore sotto il mio letto per due o tre ore, io racconto ai miei compagni di stanza tutto quello che so: le storie strane, l’estetica, tutto. /…/
Quando non scrivo, è allora che scrivo di più. Quando passeggio, quando cammino, quando faccio un monologo interiore, quando assorbo non solo quello che sento e che è interessante ma anche ciò che matura dentro di me.
Il monologo interiore diventa una necessità di scrivere, è una forma di confessione /…/, come se qualcuno mi dettasse, e il mio unico ruolo fosse quello di ricopiare.
[Bohumil Hrabal, Spaccone dell’infinito, trad. di Zuzana Schnöblingova e Alexandra Vlada Mastero, Hestia, Cernusco Lomb., s. d., pp. 19, 30 ]
mercoledì 23 Maggio 2012
Batto la macchina da scrivere velocemente, poi prendo le forbici – è questo il momento più bello – taglio tutto, e lo assemblo, prendo i fogli e metto all’inizio quello che c’era alla fine. Lavoro come un regista nella sala di montaggio, poi lo incollo tutto insieme e vado avanti finché non è finito. E allora di nuovo esco e vado in giro per le birrerie, è solo nella taverna che i discorsi si muovono.
[Bohumil Hrabal, Spaccone dell’infinito, trad. di Zuzana Schnöblingova e Alexandra Vlada Mastero, Hestia, Cernusco Lomb., s. d., p. 20 ]
sabato 18 Dicembre 2010
Rilascio delle interviste… all’ospedale: se mettete un registratore sotto il mio letto per due o tre ore, io racconto ai miei compagni di stanza tutto quello che so: le storie strane, l’estetica, tutto. E come ad un cane non puoi far vedere un bastone, così a me a far vedere un giornalista mi viene un attacco di gotta. Anche se non ho la gotta, mi viene. Oppure mi vengono le convulsioni.
[Bohumil Hrabal, Hrabal, il tenero barbaro, in Spaccone all’infinito, cit., p. 16]