Pazienza

domenica 31 Ottobre 2010

[Mi è stata chiesta un’intervista su un intervento di Christian Raimo, questo qui. L’hanno messa on line ieri sul sito del Sole 24 ore. Mi avevano assicurato che non avrebbero cambiato niente.; hanno cambiato sia le domande che le risposte.

Pazienza.

Copio qua sotto la versione giusta]

“La scelta che oggi si pone a uno scrittore, a un giornalista, a un intellettuale, a un semplice cittadino è questa: come posso vivere, fare esperienza, produrre arte, agire politicamente, ribellarmi, senza che tutto ciò si esaurisca in un gesto ininfluente?” Dice Raimo.
Lei che ne dice?

Chi scrive dei libri, secondo me, rischia sempre che le cose che fa siano ininfluenti, brutte o da buttar via. Se uno vuol esser sicuro del risultato fa un altro mestiere, magari il geometra, o il ragioniere. Io l’ho fatto, il ragioniere, mi sembra sia un mestiere molto dignitoso e a me ha dato anche molte soddisfazioni, e i conti tornavano, sempre, se c’era un errore lo trovavamo, sempre, e fare carriera, essere influenti, era relativamente semplice, e piuttosto remunerativo. Scriver dei libri e, in generale, occuparsi di arte, mi sembra voglia dire misurare le cose in un’altra maniera. Chlebnikov, Charms, Erofeev, per dire i primi nomi che mi vengono in mente, quando erano vivi fecero poco scalpore, influirono poco, mi viene da dire, sui contemporanei, non ci furono accesi dibattiti, sulle loro opere, molte delle loro cose furono anzi pubblicate dopo la loro morte, ma adesso noi li leggiamo molto di più di quanto leggiamo Severjanin o Ehrenburg o Vasilij Ivanovič Belov, che all’epoca erano molto più conosciuti, più dibattuti, se così si può dire, e più influenti di loro. Mi sembra che Christian ci inviti tutti a diventare dei Severjanin, o degli Ehrenburg, o dei Belov, ma non possiamo essere tutti degli dei Severjanin, o degli Ehrenbung, o dei Belov, e non credo sia un male, non essere tutti così.

A 36 anni, ha iniziato a pubblicare tantissimo, negli ultimi dieci anni i suoi libri sono usciti con tutte le case editrici più importanti. Qual è la sua storia, come ha trovato tutto questo spazio?

A un certo punto, avevo 33 anni, ero talmente disperato che ho concepito la possibilità di fare una cosa che mi piacesse, scriver dei libri. E mi son messo a scrivere tutti i giorni, senza preoccuparmi del fatto che non avevo, allora, nessuno spazio, così come oggi cerco di non preoccuparmi della mia influenza, che è, e immagino continuerà ad essere, irrisoria. Continua a leggere »