Una specie di lieto fine
Io ci son delle cose, non delle cose importanti, delle cose poco importanti, ci son queste cose che non sono mai riuscito a spiegarmi, per esempio il fatto che, quando scrivi un libro, prima o poi ti succede che qualcuno ti chieda: Perché scrivi? Un lettore, o un giornalista, o un qualcuno che, dal momento che scrivi dei libri, si sente in diritto di chiederti: Perché scrivi? Che non è una domanda che non si può fare, per carità, si può fare, solo che certuni, per esempio io, quando vanno a presentare i loro libri, o quando gli fanno delle interviste, si aspettano di sentirsi dire delle altre cose, per esempio che il loro libro è molto bello, per esempio, e che sono stati molto bravi, a scrivere un libro del genere, e invece si sentono chiedere: Perché scrivi? e sentendosi chiedere: Perché scrivi? gli sembra di sentirsi di sentirsi anche chiedere: Perché non fai qualcos’altro, che magari ti viene poi meglio? E allora rispondere, a questa domanda, uno risponde già un po’ di malagrazia, perché è già, in un certo senso, una domanda sbagliata, essendo la domanda giusta una domanda completamente diversa, cioè più o meno una domanda del genere: Ma come hai fatto a scrivere un romanzo così bello che io prima di leggerlo non pensavo nemmeno che si potesse scrivere, un romanzo bello così? Invece domande del genere, così acute, così perspicaci, è difficilissimo, sentirsele fare, pensare che sarebbe così bello, darebbe l’opportunità di rispondere: Una domanda molto intelligente, complimenti, è una domanda talmente bella che non ho niente da rispondere, che sono soddisfazioni, dare delle risposte del genere, e succede purtroppo così raramente, bisogna accontentarsi di rispondere invece a delle domande meno acute, meno perspicaci e meno intelligenti come, per esempio: Perché scrivi?. Che tra l’altro son domande che hanno fatto un po’ a tutti, non sono domande che hanno fatto solo a te, pensate per te, no, sono delle domande che girano, ma da degli anni, sono usate, son fruste, a Luigi Malerba, per esempio, una volta, gli hanno chiesto, in Germania, degli studenti tedeschi: Perché scrivi? e lui, dopo aver sospirato, che chissà quante volte gli avevan rivolto questa domanda invece di altre domande che avrebbero potuto rivolgergli con molto più costrutto del tipo la domanda: Ma come hai fatto a scrivere un romanzo così circolare come Il serpente? Cos’hai usato, un compasso?, che mi risulta che sia una domanda che non gli hanno mai fatto, lui quella volta lì, quando questi studenti tedeschi privi di fantasia gli hanno chiesto, a Malerba, Perché scrivi?, lui sembra che abbia risposto: Per capire quello che penso, che però, dopo, alla fine, tutto sommato, io, devo dire, sono contento che gli hanno fatto quella domanda, perché la risposta che ha dato Malerba è una riposta che io, la prima volta che l’ho sentita, ho pensato: Ma pensa. Che la gente di solito pensa che uno che scrive le cose che pensa le pensa prima, di scriverle, e invece, a sentir la risposta di Malerba, vien da pensare che il pensiero è una cosa, non so come dire, come un prodotto, della scrittura, come se uno che scrive non pensasse con il cervello, ma con i polpastrelli, che è una cosa, a pensarci, che a me fa pensare a quella frase di Gogol’ che dice E tutto questo succede perché la gente pensa che le idee si trovino nel cervello, non è vero, le porta il vento dalle parti del Mar Caspio, scrive Gogol’, o qualcosa del genere, io le citazioni ogni tanto le sbaglio, forse ho sbagliato anche quella di Malerba, a pensarci, se l’ho sbagliata pazienza, cosa devo fare?, io me la ricordo così. Continua a leggere »
Conferenze
Gli asili nido? Cosa vuoi che sappia io degli asili nido. Non ne so mica niente. Ma quando? Aah, ma è stato tre o quattro anni fa. Sì, mi avevan chiamato, e c’ero anche andato, ma dire che sapevo qualcosa, non sapevo niente. Sì, ma gliel’ho detto, la prima cosa che gli ho detto: Io vi ringrazio molto di questo invito, ma non ne so niente. Son contento di esser venuto, son contento di sentirne parlar degli esperti, che poi gli asili nido è anche un argomento interessante, e soprattutto la figura paterna, a chi non interessa la figura paterna negli asili nido? Vi ascolto molto volentieri, solo non fatemi parlare che non ne so niente. E invece loro hanno insistito che avevan previsto il mio intervento, che mi pagavano, anche, allora ho parlato. Mica perché mi pagavano, oramai ero lì, ero anche di strada. Venivo da Bassano del Grappa, che ero andato a un convegno sul traffico. Eh. Sì. Sul traffico. No guarda, non ho neanche la patente. Difatti. Sì. No, gli ho detto che io vado in treno. No, dopo ho parlato. Mica di traffico. Cioè, in un certo senso, di traffico, ma in un certo senso. Che anche lì, io gli ho detto: Io vi ascolto volentieri, che il traffico è un argomento, poi qui siete tutti degli esperti, è meglio che parlate voi che io vi sto a sentire, gli ho detto io, solo che loro, non c’è stato verso, che io avevo già accettato, hanno detto, che c’era già anche lo stanziamento approvato, ho dovuto dir qualcosa anche lì. Eh, cosa vuoi che gli abbia detto, subito avevo pensato di parlare del traffico dei treni, solo che, cosa vuoi che sappia io del traffico dei treni? Cioè, qualcosa, a pensarci, lo trovavo, sul traffico dei treni. Continua a leggere »
Conferenze
[Festival del racconto di Carpi presentazione della Smemoranda 12 mesi]