Non c’era mai stato un concerto così
Non c’era mai stato un concerto simile a quello, e Dio non voglia che ce ne sia mai un altro.
I cannoni tedeschi si trovavano a meno di 12 chilometri dalla Filarmonica, quando la Settima sinfonia di Dmitrij Šostakovič fu suonata per la prima volta nella città a cui era dedicata, nel tardo pomeriggio di sabato 9 agosto 1942. Leningrado era sotto assedio da quando i tedeschi avevano tagliato l’ultima via di terra che portava fuori dalla città, il 14 settembre 1941.
Šostakovič aveva iniziato a comporre la sua sinfonia a metà luglio del 1941, mentre i tedeschi cominciavano ad avvicinarsi. Fu portato via dalla città all’inizio di ottobre, con un volo per Mosca, insieme alla moglie e ai due bambini. Giunta a Mosca, la famiglia proseguì il viaggio verso est, fino a Kujbišev sul Volga. Šostakovič aveva portato con sé i primi due movimenti della sinfonia.
Una volta terminata, l’opera fu battezzata «Sinfonia di Leningrado» e venne eseguita con grande successo in Russia, a Londra e New York. Quando la sinfonia venne eseguita a Mosca, la scrittrice Olga Berggol’c vide il giovane, esile compositore alzarsi tra un torrente di applausi e fare un inchino. La Berggol’c, ricordando quel momento, scrisse «Io lo guardavo, un uomo così minuto, con quei grandi occhiali, e pensavo “Quest’uomo è più potente di Hitler”».
La maggiore risonanza della sinfonia però, il suo più vero dispregio dei nazisti – che i russi chiamavano «gli hitleriani» – si ottenne soltanto quando essa venne suonata nella stessa Leningrado flagellata e insanguinata. Era stato dato l’ordine che «in ogni caso» il concerto si sarebbe dovuto tenere.
[Brian Moynahan, Sinfonia di Leningrado, traduzione di Claudia Manciocco, Milano, ilSaggiatore 2017, p. 19]