sabato 17 Ottobre 2020
Quasi ovunque – e spesso anche a proposito di problemi puramente tecnici – l’operazione del prendere partito, del prender posizione a favore o contro, si è sostituita all’operazione del pensiero. Si tratta di una lebbra che ha avuto origine negli ambienti politici e si è allargata a tutto il Paese fino a intaccare quasi la totalità del pensiero.
[Simone Weil, Senza partito, traduzione di Marco Dotti, Milano, Feltrinelli 2013, p. 41]
lunedì 17 Dicembre 2012
L’esperienza mostra che i nostri antenati si sono ingannati credendo nella diffusione dei lumi, poiché non si può divulgare fra le masse che una miserabile caricatura della cultura scientifica moderna, caricatura che, lungi dal formarne la capacità di giudizio, le abitua alla credulità. /…/ la vita familiare è diventata solo ansietà, a partire dal momento in cui la società si è chiusa ai giovani. Proprio quella generazione per la quale l’attesa febbrile dell’avvenire costituisce la vita intera vegeta in tutto il mondo con la consapevolezza di non avere alcun avvenire, che per essa non c’è alcun posto nel nostro universo. Del resto questo male, al giorno d’oggi, se è più acuto per i giovani, è comune a tutta l’umanità. Viviamo in un’epoca priva di avvenire.
[Simone Weil, Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale, a cura di Giancarlo Gaeta, Milano, Adelphi 2011 (9), p. 12]
mercoledì 5 Settembre 2012
Immaginiamo il membro di un partito – deputato, candidato al Parlamento o semplice militante – che prenda in pubblico il seguente impegno: «Ogniqualvolta esaminerò un qualunque problema politico o sociale, mi impegno a scordare completamente il fatto che sono membro del mio gruppo di appartenenza, e a preoccuparmi esclusivamente di discernere il bene pubblico e la giustizia».
Questo linguaggio sarebbe accolto in modo negativo. I suoi, e anche molti altri, lo accuserebbero di tradimento. I meno ostili direbbero: «Perché, allora, ha aderito a un partito?», ammettendo così ingenuamente che entrando in un partito si rinuncia a cercare unicamente il bene pubblico e la giustizia.
[Simone Weil, Manifesto per la soppressione dei partiti politici, traeduzione di Fabio Regattin, Roma, Castelvecchi 2012, p. 33]
venerdì 11 Febbraio 2011
Ma occorre innanzitutto riconoscere qual è il criterio del bene.
Questo criterio non può essere che la verità, la giustizia, e, in secondo luogo, l’utilità pubblica.
La democrazia, il potere della maggioranza, non sono un bene. Sono dei mezzi in vista del bene, stimati a torto o a ragione efficaci. Se la repubblica di Weimar, invece che Hitler, avesse deciso per le vie più rigorosamente parlamentari e legali di mettere gli ebrei nei campi di concentramento e di torturarli raffinatamente fino alla morte, le torture non avrebbero per questo un atomo di legittimità in più di quanto non ne abbiano attualmente. E una cosa simile non è affatto inconcepibile.
Solo ciò che è giusto è legittimo. Il crimine e la menzogna non lo sono in nessun caso.
[Simone Weil, Nota sulla soppressione dei partiti politici, cit., p. 430]
mercoledì 25 Agosto 2010
Quasi ovunque, e spesso anche per questioni squisitamente tecniche, il fatto di prendere partito, di prendere posizione pro o contro, ha sostituito il fatto di pensare.
È una peste che si è originata nel contesto politico e si è diffusa a tutto il paese, alla quasi totalità del pensiero.
È improbabile che si possa curare questa peste, che ci uccide, senza cominciare con la soppressione dei partiti politici.
[Simon Weil, Notes sur la suppression générale des partis politiques, 1943, il testo originale della citazione è preso da qua, l’esistenza di questo saggio della Weil l’ho scoperta grazie a questo libro qua, che ho trovato stasera in casa mia e non avevo idea di come c’era entrato, poi mi son ricordato]