Un discorso

lunedì 8 Febbraio 2010

Di un anno e mezzo fa, sulla corazzata Potëmkin.

Ghirri il fotografo

martedì 16 Dicembre 2008

Tra i testi arrivati questo mese al settemestrale di letteratura l’accalappiacani, c’era questo, di Silvia Marmiroli, che si intitola Ghirri il fotografo

Ghirri il fotografo

Mi ricordo che Ghirri, Ghirri il fotografo, faceva i ritratti delle persone da dietro.

Nei suoi scatti di ritratti infatti la gente è di spalle, seduta su una panchina di spalle, di spalle mentre cammina, di spalle mentre guarda un lago o qualcosa in un lago.

Il suo sguardo, nei ritratti, è sempre da dietro, per quello che conosco io del fotografo Ghirri. Mi sembra di aver letto che questa cosa dei ritratti da dietro era a suo vedere il modo migliore per rappresentare le persone, perché le persone da dietro, secondo la sua opinione, raccontano meglio se stesse. Da allora io faccio molto caso a questa cosa del vedere da dietro se davvero da dietro si capisce di più delle persone che vedere dal davanti. Delle volte mi sembra che abbia ragione, Ghirri, delle volte no.

Delle volte guardare da dietro, se penso a mia nonna, dico che non ci sarebbe voluto molto a capire il suo carattere, da dietro, per via di quello schiacciamento a raggiera dei capelli non pettinati che lasciavano sempre vedere un cerchio di cute bianca. Non ci sarebbe voluto molto a capire che era un tipo essenziale, di natura anche un po’ burbera e che non amava perder del tempo in cure di bellezza. Delle volte non perdeva tempo neanche a vestirsi, negli ultimi tempi andava a fare la spesa in sottoveste, si scordava la gonna a casa e il fruttivendolo ormai non si scandalizzava neanche più, la serviva, non ci faceva più caso. Io la stavo a guardare dalla finestra, là che andava col suo cane al guinzaglio.