Per voialtri scribacchini
«Macché affascinante! Per voialtri scribacchini tutte le donne sono affascinanti, basta che portino una gonna.»
[Fëdor Dostoevskij, Umiliati e offesi, traduzione di Serena Prina, Milano, Mondadori 2017, p. 92]
«Macché affascinante! Per voialtri scribacchini tutte le donne sono affascinanti, basta che portino una gonna.»
[Fëdor Dostoevskij, Umiliati e offesi, traduzione di Serena Prina, Milano, Mondadori 2017, p. 92]
P. S. Io, mia carissima, adesso non scrivo satire su nessuno. Son diventato vecchio, matuška, Varvara Aleksandrovna, per mostrare i denti per nulla! E, secondo il proverbio russo, è di me che rideranno: chi scava la fossa all’altro, ci finisce dentro pure lui.
[Fëdor Dostoevskij, Povera gente, a cura di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2017, p. 36]
Ora nel vostro libretto ho letto il Mastro di posta, e vi voglio dire, matočka, che capita di vivere e di non sapere che lì, accanto a te, c’è un libretto nel quale tutto la tua vita è esposta come sul palmo di una mano. E quello che prima a te era incomprensibile, adesso, appena comincia a leggere questo libretto, a poco a poco tutto ti viene in mente, e lo scopri, e lo decifri. e infine ecco ancora perché mi sono innamorato del vostro libretto: ci sono altre opere, qualsiasi esse siano, che per quanto tu le legga, per quanto ti ci impegni, sono scritte con una tale arguzia che è come se tu nemmeno lo capissi. Io, per empio, per mia natura, sono ottuso, di modo che non posso leggere opere troppo importanti; mentre questa la leggi, ed è come se l’avessi scritta tu steso, proprio come se, parlando grosso modo, tu avessi preso il tuo proprio cuore, così com’è, l’avessi rivoltato da una parte all’altra di fronte alla gente, e avessi descritto tutto nel dettaglio, ecco com’è! Sì, e la cosa è pure semplice, in nome di Dio; ma sì, davvero, anch’io l’avrei scritto così; e perché mai non lo faccio?
[Makar Devuškin, protagonista di Povera gente di Dostoevskij, scrive a Varen’ka Dobroselova come gli è sembrato uno dei Racconti di Belkin, di Puškin; in Fedor Dostoevskij, Povera gente, a cura di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2017, pp. 93-94]
Era terribilmente poco socievole; rifuggiva chiunque, era uomo d’estrema cultura, leggeva molto ma parlava assai poco e in generale con lui era difficile conversare. Alcuni affermavano che fosse del tutto pazzo, anche se trovavano che in sostanza non si trattasse poi di un difetto così importante.
[Fëdor Dostoevskij, Memorie da una casa di morti, a cura di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2017, p. 11]
Anna Andreevna: voglio assolutamente che la nostra casa sia la prima della capitale, e che nella mia stanza ci sa un tale profumo da non poterci nemmeno entrare, e che per farlo si debbano per forza socchiudere gli occhi. (Socchiude gli occhi e annusa) Ah! Che meraviglia!
[Nikolaj Gogol’, L’ispettore generale, traduzione di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2018 (2), p. 126]
La nostra colonia penale era al limitare della fortezza, proprio accanto al bastione del forte. Capitava che si guardasse il mondo del buon Dio attraverso le fessure della palizzata: chissà che non si potesse vedere qualcosa? E quello che vedevi era soltanto un piccolo lembo di cielo sopra all’alto terrapieno coperto d’erbaccia, e avanti e indietro lungo il baluardo, giorno e notte, andavano le guardie, e subito pensavi che sarebbero passati anni interi, e tu proprio a quello stesso modo saresti andato a guardare attraverso le fessure della palizzata e avresti visto lo stesso baluardo, le stesse guardie e lo stesso piccolo lembo di cielo, non il cielo che sovrastava la colonia penale, ma un altro cielo, lontano, libero.
[Fëdor Dostoevskij, Memorie da una casa di morti, traduzione di Serena Prina, Milano, Feltrinelli 2017, p. 17]