Profili
È appena uscito, per la collana Compagnia extra della casa editrice Quodlibet, un libro di Gianni Celati che si intitola Selve d’amore che è fatto di quattro racconti il primo dei quali mi ha ricordato Un bambino, di Thomas Bernhard, quella parte dell’autobiografia di Bernhard che comincia con un viaggio in bicicletta che Bernhard ha fatto da piccolo, sulla bici di suo babbo, e che diventa una specie di epico fallimento, e poi di epico successo, e la stessa cosa, mi sembra, succede al protagonista del primo racconto di Selve d’amore, che, innamoratosi della signora Gazzi, moglie del colonello Gazzi, decide di andarla a cercare con la bicicletta del suo amico Zoffi, solo che la bici a un certo punto si buca e lui passa la notte dietro un cespuglio e poi viene caricato da un’insegnante con la quale si dà le arie del sociologo («Vada pure alla sua scuola – le dice, – perché avrei voglia di visitarla, sotto il profilo storico») e continua a darsele con un bidello («Cosa cerchi?». «Vorrei vedere come si svolge la vita umana da queste parti». Bidello: «La vita umana?». Io: «Sì, la vita umana sotto il proflo storico e sociale, capisce?». «Cosa vuol dire?». Gli davo fastidio perché parlavo in stile elevato. Ma mi era venuta quella vena e non potevo farci niente) e alla fine salta fuori che gli han rubato la bicicletta («La mia bicicletta! L’unica mia proprietà! Che poi non era neanche mia. Adesso come faccio!»). Nel secondo racconto, che si intitola Il caso Muccinelli, ci son degli investigatori privati che investigano su un investigatore privato, e alla fine non si sa che fine fanno né gli uni né gli altri, e viene in mente quella cosa che ha scritto Celati nel 1999, nell’introduzione a un libretto intitolato Racconti impensati di ragazzini: L’anno scorso – scriveva Celati – sono andato in una scuola, e il bibliotecario mi ha portato nella biblioteca che stava riordinando. Su un lungo tavolo c’erano delle montagnole di libri, romanzi di nuovi romanzieri, e il bibliotecario me li illustrava, prendendoli su uno ad uno: “Questo tratta del problema del disagio dei giovani. Questo tratta del problema della donna. Questo tratta del problema della devianza e della tossicodipendenza”. Ho chiesto: “Ma non ce n’è nessuno che non tratti nessun problema?”. Lui sembrava che non capisse, forse anche perché era stanco di spiegarmi. Ma sono sicuro che nella sua mente aveva questo pensiero: “Come, un romanzo sul nulla? Cosa mi viene a raccontare, questo tizio qui?”. Continua a leggere »