26 ottobre – Cagliari

giovedì 26 Ottobre 2017

Giovedì 26 ottobre,
a Cagliari,
alla Manifattura Tabacchi,
in viale Regina Margherita 33,
alle 18 e 50,
Sei città

Con la gente

sabato 16 Settembre 2017

E tu avresti pensato che la gente, a guardarla, se uno ci pensa con la testa del giudizio non si sa mai bene cosa fare, se ammirarli oppure no. Se uno ci pensa con un’altra testa, magari poi gli sembra che l’unica cosa da fare, con la gente, è non far niente. Come coso, là, come si chiama?

10 settembre – Radio 2

domenica 10 Settembre 2017

Domenica 10 settembre,
a Radio 2,
intorno alle 10 e 30,
parlo di Sei città
dentro una programma che si chiama
Miracolo italiano
(e che comincia alle 10)

Opera n. 97

martedì 25 Luglio 2017

Quando è uscito Sei città, qualche settimana fa, l’ho mandato a dei disegnatori che mi piacciono che volevo capire cos’avevo fatto, insieme a Timofej Kostin. Era la prima Graphic novel che facevo, insieme a Timofej Kostin, e non ero neanche sicuro che fosse una Graphic nove, allora l’ho mandato a Leo Ortolani, a Gipi, a Fior, a Sio e gli ho detto che se mi dicevano come gli sembrava ero molto curioso.
È passato un mese, mi ha risposto solo Leo Ortolani che mi ha detto che, secondo lui, non è una Graphic novel che però non ha avuto ancora tempo di leggerla tutta e poi è andato in vacanza e l’ha lasciato a casa se riesce lo legge in settembre quando torna dalle vacanze. Ecco. Mi è tornata in mente l’opera n.97 delle Opere complete di Learco Pignagnoli, che fa così:

Opera n. 97
Una volta ho scritto un libro, pubblicato, che ho spedito a diversi critici per farlo recensire e nessuno ci ha poi scritto neanche una mezza riga su nessun giornale. Dopo l’ho spedito a gente che conoscevo e vigliacca una volta se m’han detto qualcosa al riguardo, spariti tutti dalla circolazione. Anche una signora di La Spezia, che dirige il cosiddetto Parco Montale, si era raccomandata che le mandassi il mio libro perché lo voleva assolutamente leggere, vigliacco se m’ha scritto una mezza cartolina per dirmi che l’aveva ricevuto. Sparita anche lei dalla circolazione. Così, qualche tempo dopo, c’eran delle persone che mi venivano a cercare a tutte le ore del giorno che io non potevo compatire, gli ho detto: venite qua, che ci ho un libro da darvi.

Due domande da Vanity Fair

mercoledì 28 Giugno 2017

– Che cosa significa per lei “viaggio” e questo suo modo di raccontare le città, ossia perché le racconta così?

Giorgio Manganelli una volta ha scritto che un viaggio non è fatto né dalla lunghezza né dalla durata, né dalle cosiddette meraviglie, cioè dai capolavori che può succedere di vedere. Un viaggio, secondo Manganelli, è fatto prima di tuTto da sé stesso. «È, – scrive Manganelli – uno spazio longilineo, dentro il quale, come in una fessura del pianeta, cadono immagini, profili, parole, suoni, monumenti e fili d’erba». Io, adesso, quest’anno, devo andare a Mosca tre giorni, da solo, per rivedere dei posti per i quali devo scrivere qualcosa per una guida del Touring, e sono già in smania da due mesi, all’idea di andare a Mosca, da solo, a vedere i fili d’erba degli Stagni dei Patriarchi, per cominciare.

– Ho letto tempo fa uno o due suoi racconti di città in cui è stato con sua figlia, soprannominata la Battaglia, ha voglia di regalarci un aneddoto di uno dei suoi viaggi con la Battaglia?

Il personaggio che parla dentro il libro a cui lei fa riferimento, che si intitola La piccola Battaglia portatile, non sono esattamente io, e la bambina, sua figlia, non è esattamente mia figlia, anche se un po’ credo di assomigliare a quel personaggio lì e credo che mia figlia un po’ assomigli alla Battaglia. La prima volta che l’io narrante di quel libro e sua figlia, la Battaglia, vanno in giro insieme, lui la racconta così:
«Allora, la Battaglia, la prima volta che siamo andati in giro insieme che dormivamo fuori in un albergo (era la prima volta che la Battaglia dormiva in un albergo in vita sua), è successo un paio di anni fa che siamo andati a Torino e quando siamo arrivati alla stazione di Torino Porta Nuova la Battaglia si è fermata davanti al tabellone delle partenze ha allargato le braccia ha detto «Che città meravigliosa». Quando poi siamo arrivati in albergo, a Torino, quella volta, mancava poco all’ora di pranzo io mi ero riposato un quarto d’ora lei intanto aveva ispezionato la stanza, ogni tanto mi portava a vedere una cosa che aveva trovato, le ciabatte di spugna, la cuffia per fare la doccia, il kit per cucire, e quando mi ero tirato su e le avevo chiesto «Andiamo a mangiare?», lei mi aveva riposto «Ma mangiamo qua, c’è anche il frigo».
Un’altra cosa, sempre da quel libro, che è successa in città, a Bologna, sulla via Emilia (un viaggio urbano, domestico, se così si può dire), lui la racconta così: «e mi era venuta in mente una volta che lei, eravamo in bicicletta, era ancora piccola, avrà avuto quattro anni, avevamo uno di quei seggiolini che si metton davanti, sul manubrio, io non la vedevo in faccia ma sentivo quel che diceva e a un certo punto l’ho sentita dire «Io non le voglio, le righe», e io, non capivo, quel che diceva, le ho chiesto «Che righe?», e lei mi ha detto «Le righe che ci son sulla faccia», e io ho capito che voleva dire le rughe e le ho detto «Ah, va bene, non c’è problema, ci son dei medici che ti addormentano, quando sei grande che cominciano a venirti le righe, ti taglian la faccia, ti cuciono che non si vede niente quando ti svegli hai una pelle liscissima che sei senza righe», le ho detto, e lei ha taciuto un po’ e poi alla fine mi ha detto «No, io le voglio, le righe».

[Dovrebbero essere uscite oggi, in occasione dell’uscita, domani, di Sei città, se non ho capito male]

Normale

sabato 24 Giugno 2017

Un giorno, in centro, mi ero perso, vedo una donna, mi avvicino, Scusi, dico, le posso chieder un’informazione? e lei dice Dipende. Dipende? Come dipende? È un’informazione, mi son perso, ho bisogno di un’informazione. Dipende.
Ecco, a me, queste cose, mi allontano. Mi metto a correre e vado così forte che non mi vedon più. Il verde, il grigio, mi piacciono, ma preferisco il giallo, e la paura a me mi fa paura.
Poi ci son stato ancora, a lavorarci, e una delle prime volte che ci andavo, sopra la scale della metropolitana, mi viene incontro uno, mi guarda e dice Che Dio ti maledica.
Lì quello lo capisco un po’ di più, non me la sono presa. Lì quella lì, secondo me, è normale.

[Sei città, illustrazioni di Timofej Kostin, esce il 29 giugno]

Multe

mercoledì 21 Giugno 2017

La gente qui, dicono, è simpatica, gli abitanti, è un piacere, sentirli parlare, è solo difficile trovarli, è un po’ di tempo che si sono barricati, non si sa a far cosa, a tener dietro a degli affitti, dicono, affittano, qui, se cerchi un affitto, vieni, qui si trova.
La musica non si capisce bene, la musica c’è tutto, la musica va bene tutto, puoi suonare tutto, la musica non dà fastidio, la musica va bene.
La lingua, non lo so, ne parlan tante, quella locale sembra arrotondata, un uso strano della zeta, vocali larghe, le bocche si spalancano per dirle.
Il tempo, il clima, come dicono (in russo la chiaman la pagoda), l’estate è molto caldo, l’inverno freddo, umido sempre, molte zanzare, la nebbia non ci arriva, ci sono troppe case intorno, a far da scudo.
Il cibo son famosi in tutto il mondo, inventano dei piatti, i ristoranti, ci scrivon sotto che li fanno loro, il cibo qualcheduno ha messo in giro la leggenda che si mangia bene.
Scherzano molto, gli abitanti, le cose serie le dicono scherzando, si dàn dell’imbecille l’un con l’altro, non si offendono, buoni caratteri, è un piacere, ragionarci, solo, è difficile trovarli, da qualche tempo si sono barricati, non si sa a far cosa, a far dei conti, dicono, veder se scampano, se ce la fanno, chissà a far cosa, a far dei conti, credo, non so bene.
Le torri, son famosi per le torri, m’han detto che ce n’eran molte, adesso un po’ ne son rimaste, alcune sono dritte, altre son storte.
Ma più famosi ancora gli abitanti, che son gentili, e premurosi, e aperti, molto ospitali, solo, è un po’ difficile trovarli, da qualche tempo si sono barricati, non si sa a far cosa, a evitar le multe, dan molte multe, chissà da dove viene la parola multe, chissà se proprio da quel fatto lì, che ancora prima che esistesse la parola, ne davan molte, delle multe, chissà come si chiamavan prima, forse puche, quando ne davan poche, dopo si sono accorti che ne davan molte, gli hanno cambiato il nome, forse è quello.

[Esce il 29 giugno]

20 giugno – Milano

martedì 20 Giugno 2017

Martedì 20 giugno,
a Milano,
Alle 19:00,
nel cortile d’onore della Biblioteca Sormani,
in Corso di Porta Vittoria, 6
(in caso di maltempo nel Grechetto)
dentro la rassegna Sormani Estate,
anteprima di
Sei città

Così, non troppo grande

venerdì 27 Gennaio 2017

Sei città

Del posto dove sono nato. Che è una città così, non troppo grande, che a me, lo so che non è bello dirlo, piace tanto. Adesso non ci abito, ci vado poco.
Lì, a certe ore, c’è una luce, in strada, che se hai un umore che i pensieri ti permetton di guardare, ti sembra di nuotare, nella luce.
Lì, quando sei un bambino, che son le due del pomeriggio, che esci dal portone, dall’androne buio del condominio dove abitano i tuoi genitori, e apri il portone e entri nella luce, che è tempo – dalle due del pomeriggio fino a sera – e spazio – da via Montebello in qua, tutto il quartiere – lì, tutti i giorni la promessa è così grande che ti vien da piangere, a pensarci.

[Da Sei città, esce tra qualche mese per Marcos y Marcos, illustrazioni di Timofej Kostin]

Sei città

domenica 21 Settembre 2014

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In una città gli abitanti è difficile trovarli, si son barricati, non si sa a far cosa, a tener dietro ai conti, dicono.
In un’altra città, a certe ore del giorno, se hai un umore che i pensieri ti permetton di guardare, ti sembra di nuotare nella luce.
In un’altra, se chiedi «Scusi, posso chiederle un’informazione?», ti rispondono «Dipende».
In un’altra ancora, una volta, gli abitanti, sembravano tutti convegnisti.
Ce n’era una  che c’è un ristorante che paghi una bistecca, ne puoi mangiare quindici, se riesci.
E l’ultima era intera ma da poco, dieci anni, e faceva pensare a un’altra città che, a andarci in giro dentro, ti sembrava di non esser niente, e questi giri, per trovar la strada dove si sente odore di pettinatrice.

[Con Timofej Kostin abbiamo fatto una graphic novel che non è una graphic novel e si intitola Sei città e adesso proviamo a pubblicarla, se riusciamo]