mercoledì 27 Novembre 2019
Le sere che c’è la scuola media inferiore, devo comprare due bottiglie d’acqua da portare a scuola per chi vuole bere. Ecco. Il piacere che provo a far questa cosa stupida, comprare due bottiglie d’acqua da portare a scuola, non si può dire e non si capisce, probabilmente.
giovedì 24 Ottobre 2019
Ieri, alla scuola media inferiore di scrittura emiliana, è saltata fuori una definizione, data da un ragazzo bolognese che fa le superiori, della parola discolo: oggetto rotondolo (è di Anteo Radovan).
mercoledì 21 Febbraio 2018
[Compito alla scuola media inferiore di scrittura biografica: raccontate una volta che avete superato un limite, la soluzione di Alessandro Fabi]
L’ultimo argomento che la maestra Evelina aveva spiegato erano le unità di misura. Adesso invece eravamo passati a fare i numeri con la virgola, e alcuni di noi stavano andando in confusione. L’Evelina, per aiutarci a capire meglio, aveva pensato di rendere la lezione interattiva e aveva chiesto ad Agostinelli di alzarsi e venire alla lavagna. Agostinelli aveva due caratteristiche fondamentali: a) era il più alto di tutti dal primo giorno della prima elementare; b) era il numero uno dell’appello, sempre dal primo giorno della prima elementare. Tra le caratteristiche secondarie, ma non meno importanti: giocava ovviamente nell’Urbino-basket, faceva il grosso e raccontava barzellette che dovevano fare ridere ma non ci riusciva, come quella del toro Roncispalle che chiede a tutti di chiamarlo Roncis perché le palle le aveva perse nel filo spinato. Una gran fatica, per poi dire semplicemente “palle”. Solo che le bambine, in classe, ridevano sempre alla barzelletta di Agostinelli. Io l’avevo soprannominato Quel bietolone di Caio con ovvio riferimento a La Spada nella roccia, ma non lo sapeva nessuno.
Fatto sta che Agostinelli si era alzato e aveva raggiunto la maestra Evelina alla lavagna. Sembrava che si fossero già messi d’accordo, che fosse una scenetta provata il giorno prima. Agostinelli non si era messo proprio alla lavagna, ma appena di lato, dove c’era il muro bianco. La maestra Evelina allora aveva preso un righello, l’aveva poggiato contro il muro all’altezza della testa di Agostinelli e aveva tracciato una linea spessa con un matitone rosso. Io avevo iniziato a capire: non mi dire, vuoi vedere che sto imparando che cos’è l’altezza usando come esempio per tutta la vita quel coglione di Agostinelli? Quando poi era successo io ero abbastanza pronto, ma comunque mi aveva fatto un certo effetto vedere la maestra Evelina che srotolava il metro: “Vedete bambini?” aveva iniziato l’Evelina “Il vostro compagno Agostinelli è alto 1 metro e cinquantadue! Come lo scriviamo? Uno come i metri, cinque come i decimetri e due come i centimetri! Uno, cinque e due! Tra l’uno e il cinque ci mettiamo la virgola!”. C’era riuscita, te pensa: avrei ricordato i decimetri e i centimetri con Agostinelli. A parte che c’era anche Petrucci, che era 1 e 48 e magari sarebbe diventato più alto di Agostinelli; oppure c’era la Diana Galeotti, che era 1 e 44. E invece noi, poveri noi, eravamo stati condannati a vedere la tacca rossa di Agostinelli ogni mattina a indicarci quanto eravamo bassi. Roba da matti. Quel bietolone di Caio. Uno che nella barzelletta di Roncispalle faceva il verso del toro, poi quello della vacca e guardava verso le bambine, che ridevano quasi più a quel punto che alla fine.
Chiaramente, quando ero tornato a casa, ero corso a misurarmi. E avevo appreso con amarezza che io, fino a quel giorno, ero non più di 1 e 28. E qualche settimana più tardi, in un esercizio di matematica, avevo avuto da dire con Agostinelli perché alla domanda “qual è l’altezza media degli uomini?” lui aveva messo 1 e 85 e io avevo messo 1 e 70. I metri, i decimetri e i centimetri con Agostinelli, robe da matti.
Poi mi sono applicato, ho lavorato sodo e ho pregato, per diventare un po’ più alto. Quando avevo toccato l’uno e 40 era stata dura continuare, ma mi avevano sostenuto tutti. Alla fine, in prima media ero diventato 1 e 50. La quota di Agostinelli era quasi lì, a parte il fatto che lui l’aveva raggiunta a sette anni e mezzo e ora, nel frattempo, anche lui era cresciuto. Mi arrivavano voci sul fatto che fosse 1 e 80 in terza media, e che si stesse preparando al grande salto dell’uno e 90. L’aveva preso la Scavolini Pesaro, e io ero al punto che ogni tanto chiedevo in giro “oh, ma quanto è alto Agostinelli?”: “1 e 82” mi dicevano “ma sta crescendo ed è roba che crescerà ancora”.
Comunque, non ti dico la festa per il giorno in cui sono diventato 1 e 53. Dentro di me sono andato a cena fuori, ho ballato una notte intera, mi sono sposato e sono stato premiato alla carriera. Mi sentivo libero e quasi uomo, mi sembrava che si fosse sbloccato tutto e che fossi già proteso di qualche millimetro verso la nobilissima quota dell’uno e 54. Anzi, nel tempo mi sono convinto che solo grazie a quel passaggio, tutto volontà e applicazione, mi ero guadagnato il diritto di crescere ancora negli anni successivi.
Quando poi ho saputo che Agostinelli era rimasto 1 e 88 mi ha dato un gusto…
mercoledì 7 Febbraio 2018
[Il compito di Nicoletta Bianconi alla scuola media inferiore di scrittura biografica, il compito era: raccontate una storia stupefacente]
Carmelo Cicognani era un signore piccolo e forte, con i capelli rossi, anzi arancioni e faceva il macellaio al macello comunale, mia mamma era andata a lavorare lì come ragioniera quando aveva 18 anni e ci è rimasta fino al 1980 e Carmelo le ha voluto un bene, come a una figlia, forse perché lei il babbo non ce l’ha mai avuto.
Il macello comunale era dove adesso c’è il cinema Lumiere in via Azzo Gardino e quando c’era il macello quei posti lì non si chiamavano mica Piazzetta Pasolini e Piazzetta Magnani, lì c’era pieno di animali e c’era un odore tremendo, mia mamma mi raccontava che le portavano sempre le bolle e le fatture sporche di sangue.
Un giorno poi è successo che è scappato un toro e si è messo a correre e ha ucciso una donna che stava andando in bicicletta.
Carmelo entrava nel recinto da solo con uno strumento che era una specie di pugnale e con un colpo secco nella prima vertebra uccideva le bestie una dopo l’altra.
Voleva così bene a mia mamma che anche dopo che lei aveva cambiato lavoro e lui era andato in pensione continuava a venirla a trovare e il giorno di Natale era sempre a mangiare da noi e ci raccontava, come faceva lui, mezzo in dialetto e mezzo in italiano, dei fatti della sua vita, e io l’avrei ascoltati per giorni interi i suoi racconti, soprattutto quello di quando da giovane subito dopo la guerra aveva trovato lavoro come garzone da un macellaio vicino a casa sua, che lui abitava in via Torleone, e c’era un signore in via Fondazza che allora era povero anche lui che si chiamava Giorgio Morandi e lo chiamava sempre in casa per farsi legare la pancetta, Carmelo, diceva, vieni su che ho una pancetta fresca da legare.
E Carmelo andava, ma il sig. Giorgio Morandi non aveva dei soldi da dargli e gli diceva, tieni ti dò due quadri, no, diceva Carmelo, dei quadri non me ne faccio niente, con i quadri non metto mica su la pentola.
E non si perdonava di questa cosa, adesso sarei un signore, diceva, e avrei fatto fare la signora anche alla Bassini, che era sua moglie e che chiamava per cognome.
Poi, ci raccontava di quell’altra parte della sua vita, perché Carmelo aveva una specie di secondo lavoro, ma non era un lavoro perché non prendeva niente, era una passione, era l’uomo tuttofare di Nino Benvenuti.
E Nino voleva solo Carmelo, ovunque andasse voleva lui.
Anche fra il 1967 e il 1968 quando a New York al Medison Square Garden Benvenuti incontrò Griffith per 3 volte per il titolo mondiale Carmelo era nel suo angolo del ring.
Partivano in nave, 3 settimane di viaggio perché Nino doveva abituarsi al fuso orario e si allenava, raccontava Carmelo, in mezzo all’oceano, correndo e saltellando per tutta la nave.
E, diceva, Nino era tesissimo, allora i giorni prima lo portavo a correre al Central Park e gli urlavo dai Ninni che il titolo mondiale lo portiamo in Italia, forza dai, dai.
E c’è un libro che si chiama “Anche i pugili piangono” di Sandro Mazzinghi dove c’è un pezzo che fa così: “Carmelo Cicognani ha lustrato a lungo ieri sera le scarpette da combattimento di Nino Benvenuti. Quando è andato silenziosamente e nella camera del pugile a riporle nella valigia Nino dormiva già da qualche ora. Ero un sonno tranquillo, quello dello sfidante, il sonno di uno che si sente a un passo dalla vittoria. Il sig. Cicognani è capo abbattitore al macello di Bologna, si vanta di essere l’ultimo artista della macellazione, l’ultimo a usare una sorta di coltello rigido a due lame. Ci ha detto: Per usarlo ci vuole forza, tempismo, polso di ferro e velocità, Benvenuti potrebbe fare il mio mestiere, Mazzinghi no è troppo violento, precipitoso, impreciso; per questa ragione Nino vincerà e vincerà anche perché gli ho lucidato le scarpe, gliele ho fatte diventare molto simili agli stivali delle sette leghe”.
venerdì 9 Maggio 2014
Mi dovrei ricordare di dire, lunedì prossimo, a quelli che fanno la scuola media inferiore di scrittura emiliana, che la cosa più difficile da fare, per scrivere un romanzo, se l’hanno fatta, l’hanno già fatta, se non l’hanno fatta, sarebbe ora che la facessero.
mercoledì 12 Febbraio 2014
Chi ha fatto la scuola elementare di scrittura emiliana può fare, se crede, la scuola media inferiore di scrittura emiliana che si fa alla modo infoshop di Bologna lunedì 7, 14, 22 (è un martedì, non un lunedì), 28 aprile e il 7 (è un mercoledì, non un lunedì), il 12, 1l 19 e il 26 maggio.
Il corso è sul romanzo pseudoautobiografico e si compone di 4 incontri teorici:
– Cos’è un romanzo pseudoautobiografico;
– Come scrivere un romanzo pseudoautobiografico;
– Cosa non scrivere in un romanzo pseudoautobiografico;
– Cosa fare dopo aver scritto un romanzo pseudoautobiografico
e di quattro incontri di discussione su quattro romanzi pseudoautobiografici:
– Ugo Cornia, Quasi amore;
– Emmanuel Carrère, L’avversario;
– Sergej Dovlatov, Noialtri;
– Philip Roth, Lo scrittore fantasma.
Come nella scuola elementare, ci sono dei compiti, diversi da quelli della scuola elementare.
Restano quattro posti (per informazioni:
clic).
martedì 23 Aprile 2013
Alla modo infoshop di Bologna, a partire dal 20 maggio, per chi ha già fatto la Scuola elementare di scrittura emiliana, ci sarà la Scuola media inferiore di scrittura emiliana, sul romanzo pseudoautobiografico, con questo programma:
cosa significa romanzo pseudoautobiografico;
un modo di scrivere un romanzo pseudoautobiografico;
un altro modo di scrivere un romanzo pseudoautobiografico;
cosa fare dopo aver scritto un romanzo pseudoautobiografico.
Si leggeranno i seguenti testi (pseudoautobiografici):
Sergio Bianchi, La gamba del Felice – Sellerio;
Joan Didion, L’anno del pensiero magico (Monologo) – il saggiatore;
Sergej Dovlatov, Il parco di Puškin – Sellerio;
Grégiore Bouiller, Rapporto su di me – isbn.
lunedì 20 maggio, mercoledì 22 maggio, lunedì 27 maggio, mercoledì 29 maggio, lunedì 3 giugno, mercoledì 5 giugno, lunedì 10 giugno, lunedì 17 giugno. dalle 21 alle 23 e 30.
Per informazioni: clic
martedì 27 Marzo 2012
Alla modo infoshop di Bologna, a partire da aprile, per chi ha già fatto la Scuola elementare di scrittura emiliana, ci sarà la Scuola media inferiore di scrittura emiliana, sul romanzo pseudoautobiografico
Programma:
cosa significa romanzo pseudoautobiografico;
un modo di scrivere un romanzo pseudoautobiografico;
un altro modo di scrivere un romanzo pseudoautobigrafico;
cosa fare dopo aver scritto un romanzo pseudoautobiografico.
Si leggeranno i seguenti romanzi (pseudoautobiografici):
John Fante, Chiedi alla polvere;
Bohumil Hrabal, Ho servito il re d’Inghilterra;
Sergej Dovlatov, La valigia;
Grégiore Bouiller, L’invitato misterioso.
lunedì 23 e 30 aprile, 7, 14, 21 e 28 maggio, 4 e 11 giugno, dalle 21 alle 23 e 30.
Per informazioni: clic
mercoledì 25 Agosto 2010
A poi volevo dirvi che continuo a sognare ogni mattina, prima di alzarmi, che Ligabue e Biagio Antonacci scendono in politica con un loro partito.
[Da una mail di Simone Salomoni al gruppo di lavoro su Io desidero un atobus blu e altre dodici storie con tredici facce]
mercoledì 25 Agosto 2010
Quest’anno, la redazione della parte scritta del catalogo del gruppo Fiori per Ecomondo è stata affidata agli ex allievi della scuola media inferiore di scrittura emiliana. La scuola media inferiore di scrittura emiliana è un’emanazione della scuola elementare di scrittura emiliana; è il grado successivo, e ultimo, di un corso di scrittura che si chiama così, Scuola elementare di scrittura emiliana, e che è cominciato cinque anni fa, nel 2005, a Reggio Emilia, quando i maestri erano tre, Daniele Benati, Ugo Cornia e io, che mi chiamo Paolo Nori. Dal 2008 il corso si è trasferito a Bologna e siamo passati, in ottemperanza alle direttive impartite dal ministero attualmente retto da una signora che si chiama Gelmini, al maestro unico, che sono poi sempre io.
[Dalla bozza della postfazione al catologo del Gruppo Fiori per Ecomondo, che per il momento si intitola, la postfazione, Come è successo che è stato scritto quello che è scritto in questo catalogo, che per il momento si intitola, il catalogo, Io desidero un autobus blu e altre dodici storie con tredici facce]