Cari marziani

martedì 8 Marzo 2016

Cari marziani,
Dovendo abbozzare una spiegazione di com’è la vita dalle parti nostre, sulla terra, partirei dicendo che in genere da noi le persone sono tutte impegnate a lavorare. Cos’è il lavoro? Una cosa che si fa per ricevere in cambio dei pezzi di carta. Più spesso al posto dei pezzi di carta, quello che chiamiamo “datore di lavoro”, deposita i pezzi di carta in forma virtuale su una cosa che si chiama “conto corrente”. I pezzi di carta si trasformano in numeri scritti su un computer. Quaggiù la gente diventa matta per ottenere quelle cifre scritte sullo schermo di un computer. E se per caso uno non ci riesce, le conseguenze sono gravissime. La gente non può più avere una casa dove ripararsi dal sole, dal vento, dal freddo, dalla pioggia. Allora si trovano delle persone a dormire per la strada, sotto i giornali o sotto i cartoni svuotati dalle merci dei supermercati. Lì per la strada non si sta molto comodi. Non ti puoi lavare, non hai da mangiare e devi sempre andare al gabinetto nei cessi pubblici. E stai tutto il giorno a pensare a come sei sfortunato a non avere quelle cifre sul famoso “conto in banca” e passi il tempo a chiedere le monetine per la strada (perché i pezzi di carta non te li danno gratis e neanche le cifre quelle là virtuali, come si usa dire da noi).
Se invece il lavoro per caso l’hai trovato, ti disperi perché il tuo capo è insopportabile, o perché quello che devi fare non ti piace, e lo devi fare tutto il giorno, quasi tutti i giorni dell’anno, per otto ore al giorno o giù di lì. E, ribadisco, se il lavoro che fai non ti piace, ti senti una specie di schiavo. Cosa vuol dire? Vuol dire che ti senti obbligato, che non puoi fare diversamente, che ti costringono insomma. E chi ti costringe? Il proprietario della casa dove abiti, che vuole che tutti i mesi gli versi quei numeri volatili sul suo conto in banca per dormire nella casa dove dormi e non andare a finire per strada con quelle altre persone che non se la passano tanto bene. Insomma, qui da noi, sulla terra, è un po’ difficile, perché le cose funzionano in una maniera che non è molto logica. E infatti c’è chi ha detto che qui da noi due più due non fa sempre quattro. E lì da voi?

[Questo è la soluzione (di Cinzia Dezi) di un compito della scuola media inferiore di letteratura per ragazzi, il compito era questo: Descrivete un parente, o una situazione abituale (per esempio come andare a scuola, o andare allo stadio, ma sono solo esempi) come se foste degli antropologi che spiegano gli umani a dei marziani, cioè come se la raccontaste, o raccontaste i vostri parenti, o i vostri amici, a delle persone che non li hanno mai visti o non le hanno mai vissute]

Raccontate un gioco che facevate

martedì 23 Febbraio 2016

[Il terzo compito della scuola media inferiore di letteratura per ragazzi era raccontate un gioco che facevate da piccoli, questa è la soluzione di Nicoletta Bianconi]

Uno dei miei giochi preferiti eran le Barbie a la mia Barbie preferita era una mora con gli occhi castani che era costata 19 mila lire, me l’avevano comprata perché mi ero fatta fare 10 punture di penicillina.
La Barbie aveva un marito senza vestiti solo con degli slip a stelle e strisce come la bandiera americana ed era di proprietà di mio fratello.
Nel gioco il marito entrava solo qualche secondo all’inizio, cioè quando la Barbie lo salutava dicendogli ci vediamo stasera che lui doveva andare a lavorare, in realtà finiva dietro di me a faccia in giù e nel gioco non entrava più.
Per il resto la Barbie passava il tempo a provarsi i vestiti che gli faceva mia nonna sarta con gli avanzi delle stoffe, ne aveva per ogni occasione, il marito, invece solo quel paio di slip a stelle e strisce come la bandiera americana.
Un altro gioco era quello che facevo il mercoledì mattina a Bellaria quando c’era il mercato e io mi alzavo alle 6, avevo già preparato tutte le mie cose la sera prima.
Un tavolino fatto con delle cassette di legno, una cassa che era una scatola da scarpe e le cose da vendere.
Mi mettevo davanti alla casa che avevamo preso in affitto e stavo lì a vendere le mie cose, le mie cose erano: qualche bottiglia di aranciata San Pellegrino e di Coca Cola e qualche bottiglietta de succo di frutta che avevo comprato il giorno prima con la mamma alla Coop e che per richiamare la gente vendevo a molto meno di quello che le avevamo pagate.
Ma soprattutto quando nevicava mi piaceva uscire con il secchiello e la paletta e fare i castelli di neve.

Prima di andare a scuola

martedì 9 Febbraio 2016

Prima di andare alla scuola media inferiore sulla letteratura per ragazzi ho letto un signore che ha scritto: «Una città sotto la neve diventa subitaneamente una città piccolissima, una cittadina all’antica», e ho pensato che mi piaceva molto quel signore lì, che si chiama Karel Čapek, e che forse scrivere per i ragazzi vuol dire anche quella cosa lì, scrivere come se nevicasse, in una città piccolissima, una cittadina all’antica.

Un corso

lunedì 4 Gennaio 2016

mucca200

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