sabato 31 Dicembre 2011
La letteratura non è matura, proprio non è matura, o piuttosto sono io a non essere maturo per la letteratura e non lo sarò mai, ho la testa confusa e sono forse un po’ ottuso, perfino rincitrullito o abbrutito e stanco, gambe molli, sono molle, torpido, fluttuante, indifferente quasi a tutto, non vedo chiaro, niente, passo i giorni e soprattutto le notti a lavorare, o meglio a fare e disfare teste o figurine di terra che non finiscono mai – e non possono finire perché non so quel che vorrei fare, dove vorrei condurle, non le vedo finite – e a dipingere, a coprire un giorno quel che ho fatto il giorno prima.
[Alberto Giacometti, Scritti, cit., p. 239]
venerdì 12 Agosto 2011
Mi si chiede quali siano le mie intenzioni artistiche in rapporto all’immagine dell’uomo. Davvero non so cosa rispondere.
Scultura, pittura, disegno son sempre stati per me dei mezzi attraverso cui prendere coscienza della mia visione del mondo esterno e soprattutto del volto e dell’essere umano nel suo insieme, o, più semplicemente, dei miei simili e in particolar modo di coloro che mi sono più vicini per un motivo o per l’altro.
La realtà per me non è mai stata un pretesto per fare opere d’arte, bensì l’arte un mezzo indispensabile per capire un po’ di più ciò che vedo. Ho dunque una posizione del tutto tradizionale nella mia concezione dell’arte.
Detto questo, io so che mi è assolutamente impossibile poter modellare, dipingere o disegnare una testa, ad esempio, così come la vedo, e tuttavia questa è la sola cosa che cerco di fare.
[Alberto Giacometti, Scritti, traduzione di Elio Grazioli e Chiara Negri, Milano, Abscondita 2001, p. 116]
domenica 5 Dicembre 2010
Scrivere pagine e pagine, riempirle di pietre, d’erba, di boschi, di cieli, di movimenti di gente per la strada, di voci, di case, di passato, di presente, di quadri, di statue, di fiumi e di onde e di bicchieri e di vasi e di bianco gesso nel mio atelier e di nuvole
[Alberto Giacometti, Scritti, Milano, Abscondita 2001, p. 229]