mercoledì 22 Ottobre 2008
Un’altra sbobinatura dalla scuola elementare di scrittura emiliana. È di Maria, che ha sbobinato una dottoranda americana (se ho capito bene) che parla del suo professore. Maria ha usato anche alcuni simboli che si usano nelle trascrizioni, non so come dire, scientifiche, delle sbobinature, come il cancelletto (#), che significa che una frase si interrompe improvvisamente. A un certo punto c’è una pausa perché è passato un motorino.
Due settimana fa ti ricordi? Io sono andata da Barigazzi che aveva l’appello. E mi aveva detto: “Ah! L’articolo che stai scrivendo non scriverlo senza di me, vieni la settimana prossima che non c’è l’appello, facciamo parliamo bla bla bla portami Bachtin tutto quanto”.
Arrivo, giovedì, inizia a ricevere alle 10, arrivo alle dieci e un quarto tipo che non c’è nessuno, io sono l’unica: “Professore le ho portato Bachtin”, ho detto “ma… la mia relazione.
“Ah ok, però sai che adesso ci sono tutti i miei laureandi … dai ci sono tutti i miei laureandi e tutto e quanto”.
Ho detto ok.
Lui ha detto: “che cosa altro mi dovevi dire?”
Ho detto: “Lei mi ha detto di venire per l’articolo”.
Lui mi guarda come se mi vedesse per la prima volta e mi dice: “Che cos’è?”
Io dico: “L’articolo, quello che lei mi ha detto di scrivere per la… quello tratto dalla tesi di l# dalla tesi”. Non ho detto la tesi di laurea. Lui mi guarda ancora ma cioè mi sembra di dire le cose tipo… cretino di merda così.
[pausa 10 secondi]
“Che tesi?”
“Mah, ho detto mah la mia# il mio articolo sui geosinonimi in Salento tutto quanto”
“Ma nella tua tesi non ci sono i geosinonimi in Salento!”
Ho detto “come non ci sono? Ci sono. Nella mia tesi di laurea è sui geosinonimi in Salento, la ricerca su Rüegg”
Ahh, la ricerca su Rüegg, ma questa è la tua tesi di laurea, ah! Perché nella tua tesi di laurea non c’è la cosa di Rüegg.
“No effettivamente la cultura materiale non c’entra”.
“Ok. E che cosa vai# vuoi fare con l’articolo?”
Ho detto, ho capito che dei giorni lui non capisce niente, che ci sono delle giornate quando lui non capisce proprio niente e io vado via e torno quando lui ce l’ha attiva, nel senso la settimana dopo capisce perfettamente, forse ha qualche… perché Marcello m’ha detto dai per me ha il diabete una cosa del genere quando tu non capisci cioè ci son dei momenti quando sei svarionato.
Ho detto va bè io non ci faccio caso perché a volte è un po’ fuori.
martedì 21 Ottobre 2008
Come terzo compito gli allievi della scuola elementare di scrittura emiliana han dovuto registrare un discorso orale e sbobinarlo, cioè trascriverlo facendo le modifiche che gli sembrava servissero (aggiungendo per esempio la punteggiatura, mettendo magari la traduzione di eventuali parti in dialetto, togliendo magari le parti più confuse e via di seguito).
Copio qua sotto la soluzione di Pasquale (Vollo)
Mi chiamo Terzo Bortolani, sono di Grizzana Morandi, c’ho 87 anni, sono del 21, la classe di ferro, di quelli che sono andati in Russia, anche se poi io mica ci sono andato, ero il terzo di tre fratelli. Loro si che ci sono andati in guerra, ma non sono più tornati. Primo, è morto in Africa, per mano degli inglesi; Secondo, è morto in Jugoslavia ammazzato dai titini, i partigiani di Tito, quando eravamo ancora alleati dei tedeschi, prima dell’otto di settembre. I miei lavoravano a giornata i fevan i brazzant (facevano i braccianti) Me, a nov an a son andé a bottega (Io a nove anni sono andato a bottega). A io fat d’incosa, al manvel, al carpantir, al pitaur (Ho fatto di tutto, il muratore, il carpentiere, l’imbianchino). Dato che siccome non mi piaceva di lavorare sotto padrone, sono andato a bottega da mi zio che al feva al fabr (che faceva il fabbro). Iandevan tout da mi zio (Ci andavano tutti da mio zio), finanche i padroni. Ivlevan (Volevano) essere serviti per primi e pagavano per ultimi, più iavevan i sold più eran grec (più avevano i soldi più erano tirchi). Lavorare il ferro non è mica una cosa da tutti, bisogna saperlo prendere, un po’ come con le donne, che bisogna essere buoni di prenderle. Finché l’è cheld (finché è caldo) lo modelli come più ti piace e così è per le donne, ci devi stare addosso. Quando il ferro diventa freddo è finita, va per conto suo, e così sono le donne, se le fai raffreddare se ne vanno per conto loro. Le martellate vanno date con giudizio, brisa alla dio boia (mica come capita) e così è per la donna. T’la po picher (La puoi picchiare) ma devi stare i campana e lasciarla intera. Io con le donne non ci sapevo fare, non è mica come al de din cu (al giorno d’oggi). Ogni volta quando ne incontravo una attraversavo la strada perché mi vergognavo e mi zio se ne accorgeva perché al de dop (al giorno dopo) a pensarci picchiavo il ferro più forte e capiva che mi era andata a buca. Poi mi sono fidanzato colla Pina, che era bella ma nessuno la voleva perché c’aveva una gamba più corta, ma l’era tante bon (era tanto buona) che l’ho sposata dopo sei mesi, c’avevo ventisei anni e lei ce ne aveva ventuno. A san sté insam quarant’an, e an l’ho mai piché ( Siamo stati insieme quaranta anni e non l’ho mai picchiata). Ci volevamo bene.