28 settembre – Torino

giovedì 28 Settembre 2023

Giovedì 28 settembre,
a Torino,
in Torino spiritualità,
alle 21,
al Teatro Gobetti,
leggo da Essendo capace
di intendere e di volere,
di Salvatore de Matteis,
al clarinetto
Mirco Ghirardini.

Allora è inutile che lo cercate

domenica 17 Settembre 2023

Quando sarò morto dovete cercare il mio testamento qui presente dietro all’armadio. Se non lo cercate dietro all’armadio non lo trovate, e allora è inutile che lo cercate.

[Il 28 settembre, a Torino, alle 21, al Teatro Gobetti, leggo dal repertorio di testamenti Essendo capace di intendere e di volere, di Salvatore de Matteis, al clarinetto Mirco Ghirardini]

Gli ingredienti

sabato 23 Giugno 2018

Ci sono dei libri che sono fatti in un modo che ti viene da chiederti di cosa son fatti. Gli ingredienti, proprio. La letteratura, di cosa è fatta?
Io per esempio me lo son chiesto quando ho letto un libro di un notaio napoletano che si chiama Salvatore De’ Matteis, una raccolta di testamenti olografi, che sono i testamenti scritti a mano, che, essendo scritti di pugno dal defunto, dopo che è defunto hanno valore legale, e vanno conservati, e questo notaio napoletano aveva accesso a una raccolta di testamenti olografia e ne ha scelti una cinquantina e ne ha ricavato un libretto che Sellerio ha pubblicato nel 1992 col titolo Essendo capace di intendere e di volere e il sottotitolo Guida al testamento narrativo.
Sono testamenti con il titolo, De Matteis per ciascuno ha scelto un titolo, e il primo si intitola Spiacente di avervi conosciuto, e fa così:
«Ho scritto questo mio testamento la notte del 23 aprile 1954 alle ore 01 cioè praticamente il giorno 24 aprile 1954 mentre ero in servizio in clinica. Credo che questa data è significativa perché coincide col mio onomastico. Per la speciale ricorrenza di cui mai una volta vi siete ricordati, ho deciso di fare io a voi un regalo: vi comunico di avervi diseredato.
Ho infatti alienato gradualmente il mio patrimonio immobiliare e donato il danaro che ne ho ricavato. Mi auguro di avere tempo e abilità sufficiente per sottrarvi ciò che resta. Nel caso tuttavia che mi sopravvivessero dei beni, ne nomino beneficiario la clinica sperando che conoscendo i nostri reciproci sentimenti, abbiate l’orgoglio e il buon gusto di non impugnare il presente testamento.
Siete dunque sul lastrico e da qualche anno vivete al di sopra delle vostre possibilità. Quando ne sarete informati, sarà tardi per ogni rimedio e avrete finalmente un buon motivo per portarmi rancore per tutto il resto della vostra vita.
Spiacente di avervi conosciuto. Mi auguro di non rivedervi mai più».
Il secondo si intitola Se morirebbe prima mia moglie, e fa così:
«Testamento di me medesimo malato lucido di mente, scritto a mano contro mia moglie Maria Cannavacciuolo maritata Bonomo Gennaro che sarei io.
Se morirebbe prima mia moglie di me sari grato a San Gennaro a ceri e fiori finacché campo. Ma lei si è sempre curata bene e schiatta di salute alla faccia mia che non ce speranza, io credo.
Approfitto della controra che stà stravaccata sopralletto per scrivere nascostamente su carta tipo igienica il mio lascito testamento di robbe poche ma stentate, col sudore della fronte per tutta una vita onesta ma sfortunata. Che se si sveglia sono mazzate.
Non avendo la infamona fatti i figli perché è arida di panza e di cuore, lascio il basso di abitazione a mio nipote Libberato figlio di mio fratello Vittorino.
A mia nipote Itala, sempre figlia di Vittorino, lascio per dote la mobilia con la biancheria di correto, l’anello mio, la catenina e il curniciello della bonanima del nonno.
Non ciò altro.
Quando sarò morto dovete cercare il mio testamento qui presente dietro all’armadio. Se non lo cercate dietro all’armadio non lo trovate, e allora è inutile che lo cercate».
Il terzo, si intitola Se no, basta il pensiero, e fa così:
«In nome di Dio che mi assiste nella verità.
Soltanto oggi, deluso e amareggiato per il comportamento disamorato di mia moglie la quale mi ha lasciato pur sapendo delle condizioni di salute in cui mi trovo, in piena facoltà e in pieno ferragosto esprimo la mia sacra volontà testamentaria mai espressa prima d’ora.
A mia moglie non lascio niente, nemmeno le impronte su questo foglio che non sono lagrime ma gocce di sudore. La legge se dispone diversamente si assume la responsabilità di contrariarmi nel giusto.
Veramente io non so che resta dopo gli scilacquamenti della predetta, ma se resta qualcosa nomino erede universale mia nipote. Se no, basta il pensiero. E così sia».
Il quarto e ultimo si intitola Secondo consiglio di Peppe, e fa così.
«Testamento lografo da me confezionato secondo consiglio legale di Peppe a’ paglietta che se ha sbagliato l’affogo dall’aldilà morto e ‘bbuono. Dice che, essendo moribondo, la mia volontà, scritta a mano con la data e la firma, vale pure cogli errori e sparambio il notaro. Perciò io mi fido e scrivo come posso.
In primis. Tutto ai miei figli e niente a mia moglie diciamola così, che mai la voletti sposare e feci bene. Madre disamorata. Chi sa dove sta.
In secundis. Leggittima a Michele figlio, leggittima a Elena figlia, leggittima a Gaetano figlio dal loro caro padre estinto qui presente che li ha riconosciuti al tribunale e li vuole bene come sanno.
In terzis. Superchio a sorema e al soprastante Peppe suo marito, con onere di cura fino a morte fatta e esequie. Se muore Peppe prima di me, che mi pare possibbile datosi che sta scassato buono per vizzi di gioventù, il superchio va tutto a sorema con onere di cura e di esequie come sopra.
In fundis. Mi arraccomando le esequie. Non facciamo le solite figure di pezzente.
Ecco. Queste, secondo me, sono quattro pagine incantevoli, quattro miniature bellissime che hanno però, in quanto pagine di letteratura, una caratteristica strana: non è letteratura, non sono state scritte per essere lette, è una forma di letteratura involontaria che è venuta così bene, secondo me, che viene da dirsi che, se uno chi scrive riuscisse a scrivere con quell’indifferenza lì, a inventarsi delle espressioni come «In piena facoltà e in pieno ferragosto», o a costruire una frase così cattiva come «Siete dunque sul lastrico e da qualche anno vivete al di sopra delle vostre possibilità», o una frase così insensata come «Se non lo cercate dietro all’armadio non lo trovate, e allora è inutile che lo cercate », ecco, io ho l’impressione che quello lì sarebbe sulla buona strana. E allora, per finire: qual è, questa strada? Di cosa sono fatti, questi quattro pezzetti memorabili? Io direi che sono fatti di due ingredienti principali, l’urgenza, e la disperazione. E la prossima settimana proveremo a ragionare su come fare per provocare, nella propria vita, urgenza e disperazione. Arrivederci.

[Uscito ieri sulla Verità]

Spero che Nicola capisca

mercoledì 20 Giugno 2018

de matteis

Sono personalmente io Lo Vecchio Vincenza fu Lo Vecchio Domenico e mi conoscete bene di discendenza e ascendenza, laterale e collaterale.
Dichiaro che coi miei figli Nicola e Gaetano ereditammo un fabbricato che si trova per metà nel comune di Mugnano e per metà nel comune di Baiano. Il confine passa per dentro alla cucina e esce dal balcone della camera da pranzo. Così è successo che Nicola è nato a Mugnano mentre Gaetano è nato a Baiano. È stata la nostra rovina! La buonanima del padre Amleto mai più si è ripreso per le sfottiture dei paesani e ala fine ci venne un tocco di incazzatura con un poco di paralisi. Spero che mi ha perdonato di aver voluto spostare a forza la camera matrimoniale e che mi aspetta col sorriso.
Voglio che la quota di notifica di Nicola sia a Mugnano e la quota di Gaetano sia a Baiano, secondo le nascite. La disponibile invece è mia volontà e desidero cederla a Gaetano per motivi di riconoscenza, di grande comprensione.
Mi assiste tutti i giorni sia nel bisogno sia nel conforto di cui noi vecchi abbiamo bisogno. Spero che Nicola capisca e accetti la mia volontà senza pensare che l’ho fatto perché sono Baianese di nascita o per alleviare il senso di colpa che si sente Gaetano per la morte del padre.
Chiarisco che Gaetano ritornò da Napoli per seri motivi: lo stipendio poco e il fitto della casa elevato! A Baiano ritornò il 3 settembre 1972 e prima di questa data, per rendere abitabile la casa fece molte spese per tutti gli impianti, pavimento, rivestimenti, solai, scoperture e copertura dei tetti, costruzione di due bagni, uno a Baiano e uno a Mugnano, fogne per scarico delle acque bianche e liquami senza badare in quale comune.
Spero perciò che venga giustificata la mia riconoscenza e prego Nicola e Gaetano di andare sempre d’amore e d’accordo con le proprie mogli per godersi la proprietà.
Spero in fine che anche il sindaco di Baiano e il sindaco di Mugnano si accordano per spostare il confine.

[Salvatore De Matteis, Essendo capace di intendere e di volere, Palermo, Sellerio 1998 (7), pp. 108-109]

Amen.

venerdì 30 Ottobre 2015

imgres

Desidero essere sepolto intero, nessun pezzo mancante.
Amen.

Finardi Agnelo

[Salvatore De Matteis, In piena facoltà…, Milano, Mondadori 2006, p. 25]

Le solite figure

sabato 13 Giugno 2015

de matteis

Testamento lografo da me confezionato secondo consiglio legale di Peppe ‘a paglietta che se ha sbagliato l’affogo dall’aldilà morto e ‘bbuono. Dice che, essendo moribondo, la mia volontà, scritta a mano con la data e la firma, vale pure cogli errori e sparambio il notaro [risparmio il notaio]. Perciò io mi fido e scrivo come posso.
In primis. Tutto ai miei figli e a mia moglie diciamola così, che mai la voletti sposare e feci bene. Madre disamorata. Che sa dove sta.
In secundis. Leggittima a Michele figlio, leggittima a Elena figlia, leggittima a Gaetano figlio dal loro caro padre estinto qui presente che li ha riconosciuti al tribunale e li vuole bene come sanno.
In terzis. Superchio a sorema [quel che resta a mia sorella] e al soprastante Peppe suo marito, con onere di cura fino a morte fatta e esequie. Se muore Peppe prima di me, che mi pare possibile datosi che sta scassato buono per vizzi di gioventù, il superchio va tutto a sorema con onere di cura e di esequie come sopra.
In fundis. Mi arraccomando le esequie. Non facciamo le solite figure di pezzente.

[Salvatore De Matteis, Essendo capace di intendere e di volere, Palermo, Sellerio 1998 (7), pp. 26-27]

Come vedesi

mercoledì 24 Luglio 2013

de matteis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con questo mio testamento olografo, io Veronica C. dichiaro e nomino mio erede universale di tutti i miei beni mobili ed immobili il mio caro nipote figlio di Costantino in riconoscenza dell’affetto che mi ha voluto nei lunghi anni della nostra vita coniugale. (1)
Terrà cura del nome e della proprietà consegnandola ai suoi eredi a memoria di me. Sulla lapide esprimerà i suoi sentimenti di amore e riconoscenza per me a lettere di bronzo e utilizzerà la foto che qui allego di quanto ero un bocciuolo di bellezza e di serenità come vedesi.

(1) Verosimilmente ciascuno con le proprie metà.

[Salvatore De Matteis, Essendo capace di intendere e di volere, Palermo, Sellerio 1998 (7), p. 83]

Qualora

domenica 4 Aprile 2010

de-matteis

Nomino o cognato Angelo erete di mia parta eretità qualora misentisimale.
Si deve fare tutto col silenzio che non sape mia sorella e mio marito. Nella vita eterna sceglio Angelo anche se mia sorella protesta. Spero che Angelo muore subito appresso a me così mia sorella trova tutto già fatto e è inutile a discutere.
Mio marito lo prende chi lo vuole, tanto è inutile e non funziona.

[Salvatore De Matteis, In piena facoltà…, Milano, Mondadori 2006, p. 23]

Questa disposizione

domenica 21 Marzo 2010

de-matteis

Io sottoscritto sano di mente e di corposano devo fare queste disposizioni con tutta la mia volontà prima che muoio.
1° Io ho una abitazione lasciatami da mio padre con testamento del notaro Francesco De Santo e la lascio al mio nipote Giovanni come erede universale che nessuno lo può dimostrare;
2° Con l’obbligo di farmi tutte le spese funebri e custodirmi a tutti i bisogni della vita;
3° Questa disposizione vale anche contro la mia volontà perché è fatta dalle mie proprie mani;
4° Lascio la casa con tutti i mobili e la biancheria che oggi serve per me e che se la può prendere solo dietro il mio decesso autorizzato dal medico e dalle autorità comunali;
5° Se non mi autorizzano la salma, significano che sono vivo e resto padrone.

[Salvatore De Matteis, Essendo capace di intendere e di volere, cit. p. 115]

3 giugno – Bologna

venerdì 2 Ottobre 2009

Giovedì 3 giugno,
a Bologna,
in via delle Moline,
alla Libreria delle Moline,
alle ore 18 e 30
Marinella Manicardi e
Paolo Nori
leggono I semicolti
(Essendo capace di intendere e di volere
di Salvatore De Matteis,
Vite sbobinate di
Alfredo Gianolio)